Legnano, Cassano e la Valle Olona ricordano il sacrificio di Mauro Venegoni
Sullo stradone Busto-Cassano il ricordo del partigiano comunista ucciso nel 1944. Tricolori e bandiere rosse, si parla anche di referendum
La «periferia di Busto» era allora brughiera, da immaginare forse in uno giorno con i campi occultati dalla bruma, quando ritrovarono il corpo di Mauro Venegoni, partigiano comunista trudicidato nell’ottobre 1944. Settantadue anni dopo, come ogni anno, decine di persone si sono ritrovate per la commemorazione sul luogo del martirio di Venegoni, sullo stradone tra Busto e Cassano Magnago oggi punteggiato di capannoni, depositi e bar allineati lungo l’asfalto.
Sfilano i gonfaloni dei Comuni legati alla figura di Venegoni, che a 41 anni – per gli standard della guerra di Liberazione – era un “anziano”, un organizzatore con una militanza di lungo corso, un antifascista sorretto da un pensiero formatosi sul campo, nella clandestinità. Per questo – da organizzatore – si muoveva su e giù sull’asse del Sempione e della Valle Olona (ma anche in Brianza), per coordinare in particolare la costituzione delle Squadre di Azione Patriottica, le cellule nelle fabbriche della zona: Busto, Legnano, Cassano Magnago, Olgiate Olona, Fagnano Olona erano i luoghi del lavoro operativo, che oggi rendono ancora omaggio a Venegoni.
Sullo stradone Busto-Cassano nella mattina di domenica 30 ottobre c’erano i labari e i gonfaloni, ma anche tante bandiere rosse, omaggio ad un uomo che non fu solo partigiano, ma – in vent’anni, fin dalle origini del fascismo – un militante, un organizzatore, capace di elaborazione autonoma (al punto da rimanere comunista, pur essendo su posizioni apertamente antistaliniste, invise al partito).
Quest’anno c’era anche il vicepresidente dell’Anpi Luciano Guerzoni, come relatore ufficiale, preceduto dall’intervento del sindaco di Cassano Nicola Poliseno (Venegoni fu ritrovato proprio in territorio cassanese). Dopo l’intervento della giovanissima sindaca del consiglio comunale dei ragazzi Lucrezia Pedroni, Luciano Guerzoni ha tenuto la prolusione ufficiale, partendo proprio dal binomio «tra libertà ed emancipazione del lavoro, un legame inscndibile nell’elaborazione politica di Mauro Venegoni e dei fratelli». Guerzoni, nel tracciare la figura di Venegoni ha sottolineato la necessità di riscoprire – più che l’esempio eroico – la figura umana dei protagonisti della Resistenza: Non mitizziamolo, neanche Venegoni: erano uomini come noi. Il rischio è che i ragazzi si disinteressino di loro, se diamo una visione mitica».
Il sindaco di Cassano Nicola Poliseno nel suo intervento ha sottolineato il valore della libertà dell’individuo come bene supremo (in questo distaccandosi un po’ dal binomio libertà individuale-emancipazione economica ripreso da Guerzoni): «libertà bene prezioso da difendere, al di là delle divisioni, non possono esser nelle ideologie. In questo Poliseno ha riproposto – come negli anni passati – la condanna non solo del nazifascismo, «ma ad ogni altro regime totalitario» e si è ricollegato all’attualità con un riferimento al «tentativo, sfruttando tragici fatti, di demolire il diritto al l’obiezione di coscienza» (richiamo alla vicenda siciliana della giovane donna morta in ospedale e alle successive polemiche sui medici obiettori).
Poliseno ha anche fatto un riferimento alla «nostra meravigliosa Costituzione», . Dalle spillette di alcuni alfieri dei gonfaloni, fino agli interventi ufficiali, la Costituzione è stata evocata anche in riferimento al referendum di dicembre, come è apparso poi chiaro nelle parole di Guerzoni. L’esponente dell’Anpi ha esordito con la necessità di aggiornamento della Costituzione, ma attraverso un cambiamento consapevole, con un «invito a votare, a riflettere e fare riflettere affinché il voto sia piiu possibile consapevole». Entrando più nel merito, Guerzoni ha poi espresso più di un dubbio, sul taglio dei costi della politica (carta usata in questi mesi soprattutto dal fronte del Sì) e sulla effettiva necessità di rendere più agevole l’approvazione di leggi ordinarie («Siamo il Paese che ha e fa più leggi, la Legge Fornero fu approvata in 5 giorni»).
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