L’Università dell’Insubria collabora al piano sul monitoraggio della biodiversità

Adriano Martinoli e Bruno Cerabolini fanno parte dell'equipe nazionale chiamato a redigere il monitoraggio di tutte le specie e gli habitat di interesse comunitario

rana biodiversita

Missione romana per i professori Adriano Martinoli e Bruno Cerabolini, rispettivamente zoologo e botanico dell’Università degli Studi dell’Insubria, per la presentazione dei primi contributi realizzati nell’ambito del futuro piano nazionale di monitoraggio della biodiversità.

«La biodiversità può essere considerata a tutti gli effetti uno dei più importanti patrimoni dell’umanità, che si presta a molteplici letture sotto il profilo scientifico ma anche economico, nella prospettiva di un suo utilizzo sostenibile» sottolinea Martinoli. «Un simile patrimonio non può che essere adeguatamente valorizzato e promosso come bene comune e come risorsa per il nostro futuro e il nostro il benessere. A tale proposito l’Unione Europea, con Direttive Comunitarie, chiede agli stati membri un impegno specifico nel porre in essere azioni adeguate a tutela degli ambienti naturali e delle specie, che trova la sua più alta espressione nell’ambito della Rete Natura 2000, il network europeo delle aree di maggior valenza per la biodiversità».

«In particolare la Direttiva Habitat, una legge comunitaria di primario interesse per la conservazione della biodiversità, prevede un costante e attento monitoraggio dello stato di salute delle specie e degli habitat elencati nei suoi allegati. Questo compito fa capo al Ministero dell’Ambiente (MATTM), alle Regioni, alle Province Autonome e alle Aree Protette nazionali, le quali si avvalgono dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) per il supporto tecnico-scientifico» continua Cerabolini.

Recentemente ISPRA ha coordinato l’elaborazione di schede tecniche per il monitoraggio di tutte le specie e gli habitat di interesse comunitario presenti in Italia, al fine di fornire strumenti operativi per la redazione del 4° Rapporto sullo loro stato di conservazione, riguardante il periodo 2013-2018. In tale contesto si è avvalsa del contributo delle principali Società Scientifiche Nazionali, tra le quali l’Associazione Teriologica Italiana, la cui presidenza negli ultimi sei anni è stata affidata al professor Adriano Martinoli, che ha coordinato su scala nazionale i lavori di stesura delle schede di monitoraggio per i Mammiferi.

Presente nel novero delle più prestigiose società scientifiche del settore vi è anche la Società Italiana di Scienza della Vegetazione, per conto della quale il professor Bruno Cerabolini, in qualità di referente per l’Osservatorio della Biodiversità di Regione Lombardia, ha coordinato la stesura di schede di monitoraggio per diversi habitat.

Nel contesto della conservazione della biodiversità l’Università degli Studi dell’Insubria si pone decisamente in una posizione di rilievo su scala nazionale, non solo per il suo contributo tecnico-scientifico ma anche sul piano didattico: è infatti la prima università a proporre un insegnamento interamente dedicato alla Gestione della Rete Natura 2000, che sarà attivato dal prossimo anno accademico tra gli insegnamenti proposti dalla rimodernata offerta didattica della Laurea Magistrale in Scienze Ambientali, tenuta nelle sedi di Como e di Varese. Ciò in linea con le politiche di Regione Lombardia che, attraverso lo strumento dei progetti europei Life, si è posta come obiettivo di incentivare gli atenei lombardi a interessarsi della Rete Natura 2000, fornendo un bagaglio professionale agli studenti in merito, con specifici corsi.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Ottobre 2016
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