Nasce il comitato contro i “finti profughi”, c’è anche la Lega

Sabba e Lattuada raccolgono l'adesione di alcune decine di cittadini tra i quali molti leghisti: "Questo modello di accoglienza è un business per società come la Kb. Scriveremo al Prefetto"

comitato basta profughi busto arsizio

La data non è casuale. Il 3 ottobre era la giornata dedicata ai migranti, in memoria della tragedia di Lampedusa del 2013. Ieri sera la Rai ha trasmesso il documentario di Gianfranco Rosi “Fuocoammare” che racconta la tragedia dei migranti nel mar Mediterraneo e che rappresenterà l’Italia agli Oscar.

A Busto Arsizio, invece, diverse decine di persone chiamate a raccolta al Museo del Tessile da due esponenti della destra storica cittadina come Matteo Sabba e Checco Lattuada, hanno dato vita ad un comitato contro quelli che definiscono i “finti profughi“. A loro si è unita anche la Lega Nord con il vicesindaco Stefano Ferrario in prima fila, l’assessore Isabella Tovaglieri, il consigliere Alessandro Albani e l’ex-assessore Ivo Azzimonti che ha anche preso la parola.

Tutti gli interventi si sono concentrati principalmente sulla distinzione tra chi scappa dalla guerra (e va accolto, dicono) e chi no, come se per tutti gli altri si trattasse di un viaggio di piacere tra migliaia di km di deserto, milizie di ogni genere, prigioni libiche, trafficanti di uomini e in alcuni casi di organi, barche che affondano dopo poche miglia di navigazione con condizioni di viaggio a dir poco disumane.

Sabba ha sostenuto che al momento l’unico conflitto in corso nel mondo è quello siriano mentre in Libia ci sarebbero solo piccoli focolai ma si è dimenticato di ricordare che sono numerosi i conflitti civili, tra religioni e tra etnie che costringono queste persone a scappare. Lo Yemen, la Somalia, l’Eritrea, il Sudan, la Nigeria, la Repubblica Centrafricana, la Repubblica Democratica del Congo, il Mali sono paesi in cui i conflitti a media o alta intensità causano la fuga di centinaia di migliaia di persone.

I promotori del comitato hanno anche posto l’accento sul modello di accoglienza voluto dal governo che «ha creato un vero e proprio modello di business per molti speculatori». «Nella nostra città abbiamo l’esempio della Kb srl che gestisce il centro di via dei Mille – ha sottolineato Sabba – che per ogni ospite percepisce 35 euro al giorno e solo a Busto ne gestisce 180». Lattuada ha sottolineato i costi sociali della presenza degli stranieri «sbilanciati a loro favore quando abbiamo tantissimi italiani rimasti senza lavoro».

A riportare ai fatti i promotori del comitato ci ha pensato Antonello Ferioli che ha chiesto «cosa possiamo fare concretamente per cambiare le cose?». Il primo passo sarà scrivere al Prefetto, poi si vedrà. Forse, per avere un quadro più chiaro della situazione, sarebbe stato utile proiettare sul grande schermo della sala convegni del Museo del Tessile, il documentario di Rosi.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 04 Ottobre 2016
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