Nessun futuro per Accam: “Si chiude tutto nel 2021”
I soci votano per chiudere l'impianto nel 2021 senza aprire nel frattempo nessun altro tipo di impianto: "Non è un piano industriale, è una messa in liquidazione"

Chiusura nel 2021 e nessun impianto alternativo. E’ questo il futuro di Accam delineato dall’assemblea dei soci che si è riunita il 27 ottobre e che di fatto ha sancito la fine dell’inceneritore: nessuna mediazione, nessun accordo e una società che probabilmente si avvierà alla liquidazione.
Il nuovo voto supera quello della chiusura entro il 2017 e prevede di prorogare la vita dell’inceneritore fino al 31 dicembre 2021 in modo da spalmare gli ammortamenti e onorare il contratto con Europower, il gestore dell’impianto. Nel frattempo, andando ad attingere dal capitale sociale, si cercherà di abbassare la tariffa dei rifiuti e andare a tamponare gli eventuali costi straordinari -come quello per i nuovi filtri che viene stimato il 4,5 milioni- senza chiedere sacrifici ai bilanci dei comuni.
Ci sono volute 3 ore di discussione -avvenuta a porte chiuse- con i sindaci che si sono confrontati e scontrati ma alla fine, per un soffio, è passata la linea proposta dalla mozione del sindaco di Legnano. E’ stata approvata con il 51,94% dei voti, ma sono stati tantissimi i sindaci che si sono astenuti o non hanno partecipato al voto, Gallarate in primis. Il sindaco Andrea Cassani ha infatti lasciato l’assemblea molto prima dei suoi colleghi dal momento che «io avevo un mandato ben preciso dal mio consiglio comunale -ha spiegato, riferendosi cioè al progetto per la realizzazione nel sito di un impianto per il trattamento dell’umido- e questo non è un piano industriale ma è una messa in liquidazione; un matrimonio si fa in due ma ci sono soci che hanno interessi in altre partecipate e quindi è evidente che non c’è più la possibilità di continuare».
E tra i due coniugi “principali”, Busto e Legnano, il divorzio sembra inevitabile. Tutto si gioca sull’impianto Forsu che Legnano -tramite la sua partecipata Amga- sta per realizzare ad una manciata di chilometri da Accam e che Busto avrebbe voluto duplicare nell’area di Borsano, garantendo così la continuità aziendale. Una scelta che ha sempre visto contrari Legnano e gli altri soci di Amga che però, inizialmente, avrebbero acconsentito allo spostamento del nuovo impianto, ma solo a patto che Accam si facesse carico dei costi sostenuti fino ad ora: 5 milioni di euro. Un pasticcio che rischia di costare caro, soprattutto ai lavoratori

Si sono presentati così i dipendenti diretti di Accam e quelli di Europower: caschetto in testa, un cartello che dice “Io sono Accam” e che riporta le foto delle loro famiglie e un sacchetto della spazzatura addosso. Una scelta motivata dal fatto che -come avevano scritto in una lettera qualche tempo fa- si sentono trattati come rifiuti e non come una risorsa del territorio. Stiamo parlando complessivamente di 90 persone, 30 impiegate direttamente da Accam e 60 da Europower, che ora temono seriamente per il loro posto di lavoro.
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