Strappo su Accam, 12 sindaci pronti a lasciare la società
Con una lettera chiedono di chiudere l'inceneritore entro il 2017: "Con quello che continueremmo a pagare di più sulle tariffe fuori mercato di Accam copriremmo penali e bonifiche"
Non ci stanno a continuare a pagare cifre fuori mercato, non vogliono prorogare la chiusura dell’impianto oltre il 2017, ritengono assurdo costruire due impianti fotocopia per il trattamento dell’umido e sono stufi dell’atteggiamento portato avanti da Busto Arsizio. E’ questo, in estrema sintesi, il contenuto di una lettera di 5 pagine che in queste ore sta girando tra i soci di Accam e che porta in calce già le firme di 12 sindaci che detengono complessivamente poco più del 27% delle quote della società (potete leggerla integralmente cliccando qui).
I COSTI – Partendo dalle tariffe più alte per i conferimenti all’impianto “i cittadini dei comuni hanno foraggiato Accam con oltre 2 milioni di euro ogni anno, e continuano così da anni” scrivono i sindaci, spiegando poi che “se si dovesse proseguire sino al 2021 con gli attuali costi i cittadini pagherebbero in più oltre 12 milioni di euro: una cifra che coprirebbe alla grande tutte le spese aleatorie, la bonifica e chissà cos’altro ancora”. Una previsione accompagnata da un’ulteriore precisazione, quella che cioè che “non è vero che proseguendo sino al 2021 i maggiori oneri spariscano magicamente ma semplicemente gli stessi oneri vengono pagati dai cittadini attraverso i maggiori costi (fuori mercato) applicati da Accam”. Costi che non sono a carico dei bilanci dei comuni ma direttamente sulle tasche dei cittadini, come quelli del servizio sanitario nazionale: “lo studio [sull’impatto epidemiologico di Accam] ha evidenziato almeno 20 casi all’anno di ricoveri nei comuni oggetto di indagine. Già solo questo dato comporta una spesa certa annua di almeno mezzo milione di euro a carico della cittadinanza”.
I RAPPORTI CON BUSTO ARSIZIO – Costi superiori a quelli di mercato di decine di euro a tonnellata che fomentano la rabbia contro un comune in particolare, quello di Busto Arsizio. “Sicuramente questi maggiori costi pagati dai Comuni “di serie B” non possono più andare a premiare solo un Comune “di serie A” -scrivono- tramite un esoso contratto di affitto che permette ad un Sindaco di affermare pubblicamente noi con Accam ci abbiamo sempre guadagnato“. Il riferimento è alle anticipazioni sul piano industriale che il sindaco Emanuele Antonelli ha fatto nei giorni scorsi in commissione, appuntamento durante il quale ha sottolineato la situazione privilegiata del comune da lui guidato grazie al contratto di affitto di Accam. Parole che aumentano l’agitazione degli altri soci, considerando anche il fatto che “ad oggi Busto Arsizio non ha formalmente indicato la volontà di procedere verso una proroga del contratto di affitto”.
LA QUESTIONE BIOGAS – I 12 sindaci citano un passo del verbale di una riunione avuta tra lo scorso giugno i tecnici di Accam e quelli di Amga, la società che sta per iniziare a costruire l’impianto per il trattamento dell’umido a Legnano. In quel documento si legge che:
Appare scontato quanto risulti inopportuno realizzare, a pochissimi chilometri di distanza, due strutture simili da alimentare con FORSU proveniente dal medesimo territorio: l’insufficienza della materia prima spingerebbe le due aziende a ricercare la stessa a distanze che potrebbero sconfessare il principio di avvicinare il punto di produzione del rifiuto a quello di recupero del medesimo, efficacemente sostenuto dall’idea dell’ambito territoriale ottimale
Ma ora le idee sembrano cambiate: “adesso invece alcuni soci propendono per 2 impianti identici a 2 km uno dall’altro? -si chiedono i 12 soci- Cosa è cambiato in soli 3 mesi? Qui non si tratta più della autosufficienza di un territorio nello smaltimento ma di andare a prendere rifiuti da ogni dove”. E proprio per questo rilanciano l’idea di stralciare dal progetto il secondo impianto per l’umido, andando piuttosto “a riconsiderare la possibilità di installare nel sito di Borsano un impianto di selezione a freddo dei rifiuti (la fabbrica dei materiali, ndr)”.
LE PROSPETTIVE – Una posizione chiara e netta da parte di questi soci che mettono nero su bianco anche ciò che sono pronti a fare: “Nel caso che i soci dei Comuni più grandi decidano diversamente, visto quanto sin qui espresso e considerato lo stravolgimento di una espressa volontà assembleare, faticosamente raggiunta pressoché all’unanimità, che tracciava una prospettiva chiara e risolutiva per la società, per i Comuni soci e per i cittadini, saranno da noi prese in considerazione tutte le variabili comprese quelle riguardanti il futuro dei rapporti societari e di servizio tra i nostri Comuni e la società stessa”.
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