Assoedilizia ricorda Caccia Dominioni
L'amico di una vita Achille Colombo Clerici ricorda così il grande architetto scomparso all'età di 103 anni

Il presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici, i vice presidenti, i componenti il Consiglio Direttivo, il Segretario Generale di Assoedilizia-Associazione della Proprieta’ Edilizia, in rappresentanza dell’intero mondo associativo partecipano con profondo cordoglio al lutto della famiglia e del mondo della cultura per la scomparsa di Luigi Caccia Dominioni.
Così lo ricorda l’amico di una vita Achille Colombo Clerici.
Luigi Caccia Dominioni – Gigi per parenti e amici – , protagonista dell’architettura e del design italiani, è stato fino all’ultimo forte nel corpo come nello spirito.
Avrebbe compiuto 103 anni il 7 dicembre prossimo, giorno di Sant’Ambrogio, traguardo invidiabile dovuto, al rigore, all’autocontrollo, al socratico esercizio fisico e mentale.
Come sono invidiabili i tanti successi professionali testimoniati dagli edifici e dagli oggetti realizzati in Milano, la “sua” città; in Valtellina, dove, a Morbegno, era nato il padre; nei Grigioni dove, a Celerina, possedeva una bella dimora secentesca; a Montecarlo e per ogni dove nel mondo.
Era interprete per antonomasia di un’idea di “milanesità” che, lungi dall’essere ristretta nei margini di un folklore locale, sta riscuotendo in questi anni l’interesse di architetti, designers e studiosi di ogni parte del globo. E’ stato presente sulla scena della cultura italiana per più di settant’anni, dalle prime prove negli anni ’40 agli ultimi lavori degli anni 2000.
In una delle rare interviste concesse (correva il 1999) disse a La Proprietà Edilizia: “Ho sempre inteso questa professione come un servizio, non come una palestra per le proprie esibizioni. Quando progetto un edificio, recepisco il desiderio del committente e ne traduco l’aspirazione. E lavorando bene per gli altri, lavoro bene per me stesso”.
Il colloquio avvenne nello studio del palazzo di famiglia di piazza Sant’Ambrogio a Milano, disegnato da lui stesso in sostituzione di quello paterno distrutto dai bombardamenti.
Caccia Dominioni aveva tre figli, Lavinia, Daria e Antonio, anch’egli architetto, tutti collaboratori di tanto padre ed oggi ancora più vicini.
L’ armonia era il suo fine. L’ ambiente, diceva, è fondamentale perché si tratta di inserirvi senza contrasti il nuovo manufatto, che ha oltretutto l’obiettivo di valorizzare gli edifici circostanti. E’ un delicato rapporto tra colori, forme, materie, dimensioni, rientranze e sporgenze.
E’ l’opposto delle costruzioni figlie di una cultura globalizzata, buone per Porta Garibaldi come per Dubai: “Nella mia vita non sono riuscito a fare due edifici uguali proprio perché gli elementi attorno sono sempre diversi: il sole, le vie di accesso, il quartiere, la veduta, gli alberi, il vento …”.
Caccia Dominioni ha contato anche molte delusioni “di una società che assembla pacchianamente valori immortali con le minutaglie del quotidiano”.
Ma permaneva l’attenzione critica a quanto succedeva nel Paese e soprattutto a Milano e nella sua regione: “La migliore borghesia – affermava – ha tentato piu’ volte di dare il proprio contributo allo sviluppo collettivo trovando forti ostacoli se non veri e propri tranelli. Ma bisogna vincere le delusioni e riprendere a fare vera politica, senza puntare esclusivamente all’affermazione professionale. ”
Tornava sempre alle sue montagne, quelle che salgono da Morbegno a Celerina, nei Grigioni, e lassu’, in quegli antichi luoghi carichi di storia e di leggende,
tutti, arrivandovi, potevano esser certi che Gigi era la’ e, contorniato da figli e nipoti, stava silenziosamente contemplando dalla vetrata della sua casa, con i mille pensieri che gli affollavano la mente, al di la’ dei prati incontaminati, il meraviglioso spettacolo de “Las tres Suors” che si stagliano nel cielo.
Anche in queste regioni Gigi è stato più volte celebrato con mostre e rassegne che hanno presentato ed approfondito in modo esaustivo la sua opera di ineguagliabile protagonista dell’architettura e del design del Novecento.
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