Duplice omicidio di Canegrate, sparati almeno 10 colpi
La sparatoria è avvenuta a 500 metri dal luogo di ritrovamento dei cadaveri, in un parcheggio sterrato di via Morbegno. La Procura indaga per risalire agli autori dell'agguato
Agron e Alban Lleshaj sono morti dopo una fuga disperata di 500 metri, il tratto di strada che separa il parcheggio sterrato di via Morbegno, dove sono stati crivellati da numerosi colpi di arma da fuoco (più di dieci i bossoli ritrovati), dalla via Ancona, una via residenziale che finisce dopo gli ultimi palazzoni popolari nel parco del Roccolo.
Lì, nella tarda serata di giovedì, li hanno trovati i soccorritori e i carabinieri di Legnano, giunti sul posto con la convinzione che si trattasse di un incidente d’auto. Appena arrivati, però, hanno capito subito che era successo qualcosa di molto più grave.
I buchi sulla fiancata della Wolkswagen Polo sulla quale viaggiavano e le ferite da arma da fuoco al torace di entrambi hanno tolto ogni dubbio: si è trattato di una vera e propria esecuzione. Da subito gli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore di Busto Arsizio Luca Pisciotta, si sono messi al lavoro per risalire agli autori del massacro che ha tenuto sveglio un intero quartiere per tutta la notte.
Qualcuno ha sentito gli spari scambiandoli per petardi, qualcuno ha sentito il frastuono causato dall’incidente ma nessuno avrebbe visto cosa sia realmente accaduto tra via Morbegno e via Ancona.
L’ora tarda, la conformazione urbanistica della zona fatta di piccole ville, case bifamiliari e qualche palazzo ma senza luoghi di ritrovo (che siano bar, ristoranti o parchi) non sono stati d’aiuto per poter ricostruire la vicenda.
Sulla storia delle due vittime si sa solo che sono albanesi, pregiudicati, si presume che siano legati ad ambienti di droga ma nulla di più. Non sono fratelli, come ipotizzato inizialmente, ma sono legati da un vincolo di parentela. Sulla loro auto non sarebbero state rinvenute né armi, né droga. Dalla Procura non trapela nulla, per non inficiare le indagini che proseguono a tappeto nei luoghi frequentati dai due giovani e tra chi li conosce.
Tra i residenti del quartiere non c’è paura anche se qualcuno indica il parchetto della vicina di via Redipuglia (nei pressi di una scuola elementare) come luogo di spaccio. All’inizio di ogni via (ognuna prende il nome di una città italiana, ndr) fa bella mostra il cartello del controllo di vicinato, un gruppo whatsapp con il quale alcuni cittadini si tengono informati su anomalie e presenze poco rassicuranti nella zona, un segnale che il bisogno di sicurezza c’è anche se nessuno vuole dirlo.
TAG ARTICOLO
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
Orlando Mastrillo su Patteggia un anno la donna che ha aggredito l'infermiera in Pronto Soccorso a Busto Arsizio
lenny54 su Patteggia un anno la donna che ha aggredito l'infermiera in Pronto Soccorso a Busto Arsizio
Giuliano Guerrieri su In consiglio comunale passa lo stop alla sosta gratuita delle auto elettriche a Varese
Vinx su In consiglio comunale passa lo stop alla sosta gratuita delle auto elettriche a Varese
Felice su In consiglio comunale passa lo stop alla sosta gratuita delle auto elettriche a Varese
Marco Moretti su In consiglio comunale passa lo stop alla sosta gratuita delle auto elettriche a Varese
erano 2 immigrati ?? strano…
In realtà quello che vuole tentare lei è di collegare gli immigrati reduci dagli sbarchi a questi 2 delinquenti albanesi ben radicati nel territorio.
Purtroppo la sua uniformazione è molto tirata in quanto gli albanesi, come ipotizzato nell’articolo, erano in sospeso di un debito di droga conclusosi malamente, droga presumibilmente fornitagli da malavitosi doc mafiosi, ndranghetani o camorristi.
Insomma una joint venture tutta made in Italy.
http://www.varesenews.it/2016/11/incendio-in-psichiatria-evacuato-il-reparto/568267/568267/
Era un italiano? Strano…