Gli algoritmi vogliono solo divertirsi
De Biase: gli scopi dei social sono di far interagrire le persone e non si pongono il problema della verità di ciò che viene detto
Social Media e futuro del giornalismo, gli algoritmi, il potere dell’uomo e gli ecosistemi che i social creano impedendo alle idee diverse di entrare nelle bolle informative di ultima generazione. Sono alcuni dei temi, diremmo epocali, di cui si è parlato all’incontro con Luca De Biase, giornalista ormai ospite fisso di Glocal, ma soprattutto uno dei più acuti indagatori delle nuove forme di giornalismo, italiano e internazionale.
Rispondendo alle domande di Michele Mancino, De Biase ha spiegato, tra le altre cose, che i filtri dei social portano alla creazione di tante comunità, ognuna chius ain una sua verità, e dove chi è portator di una idea diverse viene ignorato o espulso.
I Social media, per alcuni studiosi, sono visti come delle Eco Chamber, in cui ciò che diciamo viene avvalorato dall’approvazione dei nostri simili, di chi ci assomiglia, e che ci porta a stare sempre con loro. Tra bolle social, like e gratificazione nemmeno il fact checking è benvenuto e va da sè che per alcuni non esiste più la realtà ma solo la propria realtà.
Si è parlato anche degli esperimenti che google e facebook stanno tentando per produrre notizie solo tramite algoritmi, una realtà scabrosa che per ora è arginata solo dal fatto che le macchine non colgono la qualità dei discorsi quanto piuttosto la rilevanza quantitiva. I giornalisti, dice De Biase, mantengono la capacità e il diritto di fare le domande: le fanno in nome del pubblico che non sa come stiano le cose e che, in democrazia, ha il diritto di sapere. Alle macchine questa cosa non interessa, così come a facebook non interessa che si producano informazioni, bensi che le persone stiano insieme, si divertano e facciano interazione tra loro. Una cosa diversa dalla democrazia.
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