Morì in un incidente, gli dedicano la “stanza dei risvegli”

In una cerimonia, l’inaugurazione della targa commemorativa col nome del giovane scomparso sei anni fa. “Chi vive nel cuore di chi resta non muore mai”

Inaugurata la \"stanza sensoriale\"

Mamma Nadia ce l’aveva spiegato, che “chi vive nel cuore di chi resta non muore mai”. E questa frase, scritta su una targa al piano terreno, poco distante dall’ingresso della Sacra Famiglia a Cocquio Trevisago, lì ci resterà per sempre.

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Una stanza a prima vista come tante altre: qualche cuscino a terra, un materassino, un pc su di un tavolo e alcune apparecchiature; una stanza però speciale perché grazie a tecnologie sofisticatissime permette a chi è affetto da gravi problemi neurologici di riappropriarsi di sé, di “risvegliare” i propri sensi dopo un incidente, o a seguito di gravi problemi neurologici o disabilità. Questa stanza è stata realizzata coi fondi che la famiglia Zavarise ha raccolto dopo la morte di Alessandro, un giovane mancato a seguito di un incidente stradale in moto nell’estate del 2010.

Mercoledì, in una cerimonia all’istituto, la dedica e il ringraziamento della comunità per un gesto di vita: c’era l’amministrazione comunale, educatrici e pricomotriciste, c’erano anche papà Bruno e il fratello di Alessandro, Davide: tutti emozionati per questo momento che ha permesso di presentare al pubblico in via ufficiale questo progetto già anticipato da Varesenews qualche mese fa.

Angelo Chessa, direttore delle sedi varesine dell’Istituto sacra Famiglia Onlus, insieme alla neuropsichiatra infantile Giovanna Morelli, ha spiegato le potenzialità del progetto che a breve si aprirà anche alle sperimentazioni con la voce: oggi queste strumentazioni permettono di percepire ogni movimento e trasformarlo in evoluzioni di colori che vengono poi proiettati su di una superficie.

«Il prossimo passo sarà quello di lavorare sul timbro vocale degli utenti, così da permettere a tanti ospiti che non si muovono, di sfruttare anche questo canale sensoriale».

Questo istituto, attorno al quale gravitano un centinaio di volontari attivi, ha potuto così realizzare una sperimentazione che, sebbene non ancora validata dai canali istituzionali, potrà presto venir impiegata anche su bambini e in ambito ambulatoriale, quindi non solo per i “residenziali” della struttura.

Un particolare ringraziamento è stato rivolto dai presenti alla famiglia Zavarise che grazie a raccolte fondi e feste in onore di Alessandro è riuscita a donare 13 mila euro per questo progetto, grazie anche all’impegno dell’associazione volontari Pro Cocquio Onlus.

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Pubblicato il 24 Novembre 2016
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