“Caro ministro, le racconto la mia vita da emigrato in Australia”
Luca è laureato e ha cercato altrove la "fortuna" che non ha trovato qui. Una bella testimonianza che ci spinge a riaprire un nostro vecchio progetto
![varie](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2016/12/varie-585888.610x431.jpg)
Ci scrive Luca: Cara redazione, vi mando una lettera che ho scritto in risposta alle dichiarazione del ministro Poletti. Spero possiate trovarla interessante. Un saluto dall’Australia
Pubblichiamo volentieri la lettera di Luca, anche se ci viene qualche dubbio. Basta una frase detta male, magari anche pensata male, e si scatenano polemiche. Oggi poi, con la velocità di diffusione di ogni cosa, il tempo delle riflessioni si accorcia sempre più. E con questo anche quello delle analisi.
Sul tema dei ragazzi che lasciano l’Italia, ogni pensiero può essere utile a conoscere, ancor prima di capire, analizzare e polemizzare.
In passato il nostro giornale aveva avviato un bel progetto dal titolo evocativo: Blogtrotter. Era/è uno spazio autogestito da persone che vivono all’estero e raccontano la propria esperienza. Siamo stati in Spagna, Inghilterra, Germania, Palestina, Australia, Cina. Poi, come spesso accade, il progetto si è fermato. Ringraziamo Luca perché da tempo ne stavamo parlando e ora possiamo seriamente riprenderlo. Anzi invitiamo Luca a diventare uno dei nostri “blogtrotters”. Così seguiremo con piacere e periodicità quello che vive e ci propone. Sarà utile per tutti.
Il direttore
——–
Caro Ministro Poletti,
Mi chiamo Luca e sono uno di quelli che è meglio non avere tra i piedi.
Vorrei condividere la mia esperienza con Lei.
Quattro anni fa ho messo la mia vita in una valigia e sono partito per l’Australia in cerca di un futuro migliore. Mi creda, Ministro, non è stato facile. Non è stato facile vedere mia madre con gli occhi lucidi in aeroporto e non è stato facile salutare gli amici di una vita, mio fratello. Ho pianto un po’ anche io prima di salire sull’aereo in quella fredda mattina di gennaio.
Eppure ci ho provato, ci ho provato davvero a non essere “un pistola”, a rimanere nel mio Paese che tanto mi manca, ma come potevo con le pessime condizioni in cui ero?
Così me ne sono andato in punta di piedi, senza fare troppo rumore. Sono atterrato dall’altra parte del mondo con tante speranze, sogni che non occupavano troppo spazio in valigia e poche certezze. Sono arrivato qui che era estate, faceva caldo, ero lontano da casa e non mi rendevo ancora conto di cosa avessi fatto. Dovevo trovare un lavoro, perché quei quattro soldi che avevo messo da parte non sarebbero bastati a lungo. Sa, Ministro, qui gli immigrati non li mettono in hotel con colazione, pranzo e cena pagati.
Così, con una laurea medica in mano, il mio primo lavoro è stato lavare tazzine di caffè in centro ad Adelaide, perché qui le lauree europee non sono tutte riconosciute. Poi sono andato a raccogliere le mele. Non mi vergogno affatto a raccontarlo, perché andare via dal proprio paese significa ricominciare tutto da capo. Non voglio mentire, Ministro, non è stato piacevole, ma io non mi sono mai tirato indietro.
In mezzo a mille difficoltà e test di lingua inglese finalmente ottenni un primo riconoscimento del mio titolo di studio; preso da stupore e gioia decisi di rispondere ad alcuni degli innumerevoli annunci di lavoro. Ci crede, Ministro, che la prima risposta arrivò dopo circa 10 minuti?
Il mio primo lavoro fu a tempo indeterminato, con quattro settimane di ferie pagate, dieci giorni di malattia e stipendio a salire. Pazzesco per uno che era meglio non avere tra i piedi in Italia.
Ora la mia vita è qui, Ministro, lontano dal paese che mi ha visto nascere e crescere, lontano dalla mia famiglia e dai miei amici. Non sono una grossa perdita per l’Italia, il Bel Paese sopravviverà anche senza di me, non diventerò ricco e famoso, non vincerò il premio Nobel e non scoprirò la cura per il cancro. Sono un ragazzo normale, come tanti che ora ha delle certezze in più, uno stipendio che mi permette di vivere e non di sopravvivere e che può guardare al futuro con un po’ più di serenità.
Caro Ministro, le auguro di fare un buon lavoro, le auguro di poter migliore il Paese più bello del mondo, cosicché nessuno debba più scappare via come ho fatto io.
Luca M.
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Cara Redazione,
Ma quale dubbi Vi vengono mai? Lo stacco tra il potere politico e la realta’ vissuta dalla gente per strada e’ conclamato e confermato da questo episodio..
Se un Ministro della Repubblica parla cosi’, deve essere cacciato. Io posso parlare cosi’, Lui no. E’ indecente! Senza parlare di quello che ci viene raccontato sul mestiere del figlio del Ministro.
Se pubblicate una lettera , soprattutto una come quella di Luca, no credo sia necessaruio la commentiate. Questo e’ quello che penso e voglio dire.
saluti a Voi ed al grande Ministro dall Germania
Grande e coraggioso Luca, hai più meriti tu del povero Poletti, dovrebbero darti il suo posto, probabilmente le cose migliorerebbero.