Lidia Macchi, agli atti anche Blu Notte di Lucarelli
Lunedì 19 dicembre inizia a Varese l'udienza preliminare. Unico imputato, Stefano Binda
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Una trasmissione televisiva dello scrittore Carlo Lucarelli, “Blu Notte”, finisce negli atti della procura sull’omicidio Lidia Macchi. La procuratrice Carmen Manfredda, all’udienza preliminare del 19 dicembre a Varese, presenterà tra gli atti di indagine raccolti in quasi due anni di inchiesta anche la trascrizione di una puntata di una trasmissione televisiva dedicata ai misteri giudiziari che trattò, nel 1999, anche la vicenda della morte della studentessa di Cl. Sono due, in particolare, le evidenze che la procura vuole mostrare.
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La prima è un’intervista al padre di Lidia, Giorgio Macchi, morto recentemente, in cui l’uomo si disse convinto che l’assassino fosse la stessa persona che aveva inviato a casa, pochi giorni dopo il delitto, una lettera anonima intitolata “In morte di un’amica”. La sensazione di Giorgio Macchi, oggi, è anche la principale ipotesi accusatoria: Carmen Manfredda è convinta che, in quella lettera, vi sia la descrizione dell’omicidio. E questa tesi è stata ritenuta plausibile dall’ordinanza del gip Anna Giorgetti che, dallo scorso 15 gennaio, tiene in carcere Stefano Binda; il 50enne di Brebbia che all’epoca era un giovane amico di Lidia, poeta maledetto in erba, affascinato dall’eroina e anima intellettuale di un ristretto cenacolo di ragazzi a margine del movimento ciellino.
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L’accusa nasce dal fatto che una delle ragazze di quel cenacolo, l’educatrice Patrizia Bianchi, a distanza di anni, mentre la procura generale di Milano seguiva la pista del serial killer Giuseppe Piccolomo, guardando una trasmissione tv ha detto di aver riconosciuto, in quella lettera, la scrittura di Stefano Binda, determinando un cambio totale di pista investigativa. Da allora, la pg ha fatto esaminare la calligrafia da un perito, confrontando le parole con quelle scritte nelle agende sequestrate a casa dell’indagato; secondo la perizia vi sarebbe la mano della stessa persona. Inoltre, in un’intercettazione agli atti, la stessa sorella di Binda avrebbe notato in tv la famosa lettera e avrebbe esclamato che, anche a suo parere, si trattava della calligrafia del fratello.
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Il punto, giunti all’udienza preliminare, è però un altro. Occorre dimostrare che l’autore della lettera sia l’assassino e, a questo proposito, la procura ha fatto scandagliare i luoghi e le persone care a Lidia in quel maledetto gennaio 1987. Il secondo aspetto della trasmissione di Lucarelli è che contiene anche le immagini del Sass Pinì com’era fino a qualche anno fa. Sulla ricerca di indizi materiali la procuratrice Manfredda sta ancora lavorando ma i coltelli sequestrati la scorsa estate al parco di Masnago (Patrizia Bianchi disse di aver visto Binda gettare in luogo un sacchetto) sono tutti privi di profilo genetico. I risultati del dna sui resti riesumati non hanno dato finora indicazioni e si tratta di indagini molto lunghe effettuate con incidente probatorio, dunque utilizzabili anche successivamente. Anche le ricognizioni dei luoghi di Cittiglio ad anni di distanza, pare che non abbiano portato risultati significativi.
LA PUNTATA DI BLU NOTTE SUL CASO LIDIA MACCHI
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