Per la Quiete non bastano lettere di intenti
Il curatore fallimentare commenta la richiesta di sfratto esecutivo notificata alla storica clinica varesina
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«Per la Quiete non bastano lettere di intenti. Occorrono proposte di sostanza». Luisa Marzoli, curatrice del fallimento Ansafin di cui fa parte il lotto della Quiete, commenta così la notizia della notificazione dello sfratto esecutivo alla storica casa di cura. «È vero, in questi mesi ci sono stati degli interessamenti – continua la curatrice – da ultimo quello di una cooperativa, però non basta. Il gruppo Casinelli ha fatto dei passi che indicano una volontà di proseguire l’attività, ma dovrebbero fare una proposta di acquisto. Il provvedimento del giudice di sgomberare la struttura da persone e cose arriva proprio perché non ci sono proposte che abbiamo una certa consistenza. Non dimentichiamo che il prezzo d’asta è passato da 17 milioni a 8 milioni di euro e che a marzo c’è la prossima asta».
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(Nella foto, Luisa Marzoli, al convegno della Liuc sulla normativa del nuovo bilancio, dove è intervenuta in qualità di presidente dell’ordine dei commercialisti di Varese)
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