Rapina violenta sulle strade di Gallarate, in manette un 45enne
Nei primi giorni di gennaio un autista era stato inseguito, fermato due volte e malmenato. Undici mesi dopo, la Polizia l'ha arrestato

A distanza di undici mesi, finisce in manette il rapinatore protagonista di una serata di violenza sulle strade di Gallarate. Questa mattina, mercoledì 7 dicembre, gli agenti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Gallarate hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di P.M., un quarantacinquenne residente in provincia di Como già noto alle Forze dell’Ordine, emessa dal GIP del Tribunale di Busto Arsizio su richiesta della Procura della Repubblica, per una efferata rapina consumata il 4 gennaio scorso.
Nella tarda serata di quel giorno, infatti, l’uomo si trovava a Gallarate a bordo di un’automobile: dopo aver seguito un furgone commerciale per un breve tratto del Sempione, aveva attirato l’attenzione del conducente, che si era appena fermato per un prelievo al bancomat. P.M., “sfanalando” a più riprese e con insistenza, era infine riuscito a farlo accostare in Via Marsala e ad affiancarvisi. A quel punto l’uomo era sceso e si era avvicinato al finestrino del malcapitato minacciandolo pesantemente per farsi consegnare il denaro appena prelevato. La vittima era immediatamente ripartita e si era data alla fuga, tallonato però da P.M. fino in Viale dei Tigli, dove il furgone doveva nuovamente arrestarsi. Ancora P.M. si era affacciato al finestrino ma all’ulteriore rifiuto, era passato alle vie di fatto sporgendosi all’interno ed aggredendo con dei pugni il conducente, riuscendo anche a sfilare la chiave dell’accensione per impedirne la fuga, che usava poi per percuoterlo al capo; poiché la vittima riusciva faticosamente a respingerlo ed a chiudersi all’interno dell’abitacolo, P.M. si era dunque armato con il cric e come una furia l’aveva usato per infrangere il finestrino, riuscendo così a farsi consegnare dal terrorizzato corriere il suo smartphone, e subito dopo soddisfatto del bottino si era dato alla fuga.
Alla povera vittima era rimasto poco altro da fare che dare l’allarme alla Polizia, e poi recarsi in Pronto Soccorso, dove gli venivano diagnosticati venticinque giorni di prognosi, per contusioni al volto ed in altre parti del corpo per testate e pugni inferti dal rapinatore, oltre perfino agli evidenti segni di sue morsicature.
Non aveva potuto cogliere né la targa né particolari elementi utili ad avviare le indagini nell’immediatezza, ma pochi giorni dopo P.M. incautamente aveva iniziato ad utilizzare lo smartphone, disfacendosi della simcard ed inserendone una propria, sia pure per soli tre giorni.
Gli agenti del Commissariato diretto dal vicequestore Gianluca Dalfino, grazie al riscontro del traffico telefonico generato da questa simcard nel breve periodo in cui era stata usata da P.M., hanno ristretto la rosa dei sospettati ed hanno potuto proporre alla vittima un riconoscimento personale coronato da successo, in quanto le fattezze del rapinatore erano comprensibilmente scolpite nella sua memoria. Sulla base di questi gravi e concordanti indizi l’Autorità Giudiziaria ha pertanto ordinato l’arresto di P.M., rintracciato presso gli anziani genitori nel comasco; durante la perquisizione di rito è stata ritrovata la simcard, ma non purtroppo lo smartphone che probabilmente è stato nel frattempo ricettato da terzi.
Condotto in carcere risponderà di rapina e lesioni pluriaggravate, oltre che del danneggiamento del furgone e del porto ingiustificato del cric usato quale arma impropria per aggredire il rapinato.
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