False accuse di terrorismo per non pagare un debito, arrestato
Operazione della Guardia di Finanza di Varese denominata “Fadi”: un cittadino giordano di 39 anni aveva accusato alcuni connazionali di far parte di una rete sovversiva, ma si è rivelato tutto falso
Aveva accusato alcuni connazionali di far parte di una rete di terroristi islamici legati all’Isis. Niente di vero però, e per un 39enne giordano titolare di un money tranfert e call center a Varese si sono aperte le porte del carcere dei Miogni.
L’operazione, denominata “Fadi”, è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Varese, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Varese.
L’uomo è indagato per aver calunniato alcuni connazionali di far parte di una rete di finanziatori del terrorismo internazionale. Le indagini, condotte dai militari del Gruppo di Varese e dal Nucleo di Polizia Tributaria di Varese sotto la direzione ed il coordinamento della Procura della Repubblica di Varese e della Procura Distrettuale di Milano, sono iniziate nel marzo 2016, quando il predetto cittadino straniero denunciava di essere in possesso di informazioni su alcuni soggetti facenti parte di un’associazione criminale dedita al finanziamento del terrorismo internazionale.
In particolare, l’uomo denunciava di essere stato invitato da alcuni connazionali a recarsi dapprima in Egitto e, successivamente in Turchia, ove, presso un’abitazione in cui aveva notato guardie armate e bandiere dello Stato Islamico, incontrava un “socio” di nazionalità siriana precedentemente conosciuto.
Quest’ultimo, stando sempre alla narrazione, gli avrebbe richiesto la disponibilità di ricevere, a Varese, dove è titolare di un negozio di money transfer e call center, consistenti somme di denaro che, successivamente, avrebbe dovuto consegnare ad altri soggetti di origine mediorientale, dimoranti in Europa. Il riconoscimento di questi ultimi si sarebbe dovuto basare sulla scorta di fotografie che gli sarebbero state inviate, sul proprio telefono cellulare, mediante il sistema di comunicazione “Skype”, prima di ogni singolo incontro.
L’attività investigativa, inizialmente disposta dalla Procura della Repubblica di Varese e successivamente transitata sotto la competenza della Procura Distrettuale di Milano, ha permesso di svelare una serie di incongruenze e contraddizioni tra quanto dichiarato e denunciato dall’uomo e quanto in realtà accertato nel corso delle indagini, con specifico riferimento ai suoi effettivi spostamenti e viaggi, alla natura dei rapporti con le persone accusate e, di conseguenza, alla genesi della sua falsa denuncia.
Infatti, attraverso l’esame delle posizioni GPS e delle reti wireless agganciate dai suoi apparati cellulari, nonché dalla messaggistica recuperata dall’applicazione Whatsapp, è stato accertato che il denunciante, non solo non si era recato in Turchia nel periodo indicato, ma aveva anche soggiornato nella città del Cairo (Egitto) per un numero di giorni inferiore rispetto a quelli narrati.
Le risultanze investigative, riscontrate anche da mirati accertamenti bancari, hanno permesso, oltretutto, di comprendere la reale natura dei rapporti tra il denunciante ed i connazionali denunciati: quest’ultimi, al fine di procedere all’acquisto di alcuni macchinari industriali, avevano bonificato una somma di denaro pari a 30.000 euro al denunciante, il quale, di contro, se ne era impossessato illegittimamente, rifiutandosi di restituire il denaro. Per tale motivo, era stato denunciato per truffa alle autorità israeliane, le quali avevano emesso, nei suoi confronti, un mandato di cattura.
Tra le falsità raccontate dall’uomo, anche l’imminente arrivo in Italia di un terrorista, ricercato dalle autorità francesi, che doveva essere prelevato presso l’aeroporto di Malpensa ed accompagnato in Germania. I successivi accertamenti, esperiti tramite i canali di cooperazione internazionale, hanno consentito ai finanzieri di riscontrare che, in realtà, il terrorista indicato dal denunciante risultava, già da qualche tempo, rimasto ucciso nel corso di un raid aereo statunitense sulla città di Sabrata (Libia).
In sostanza, l’arrestato, al solo fine di sottrarsi al pagamento di un debito scaturito dall’accordo commerciale, ha falsamente denunciato i connazionali, accusandoli di far parte di un’associazione terroristica e dichiarando, inoltre, di essere da loro minacciato di morte.
Tra l’altro, le approfondite indagini hanno permesso di scoprire che l’uomo di nazionalità giordana, in più occasioni, ha utilizzato la medesima utenza straniera dalla quale sono state inviate le pesanti minacce di morte a suo carico.
La persona in argomento si è, pertanto, resa responsabile non solo del reato di calunnia, ma anche di procurato allarme presso l’autorità. Con riferimento a quest’ultima condotta, lo stesso cittadino giordano ha, infatti, richiesto tutela per sé e per la propria famiglia, inducendo le autorità, nel corso di apposita riunione del Comitato Provinciale di Sicurezza Pubblica di Varese, a disporre apposite misure di protezione e vigilanza in suo favore (misure poi congelate e successivamente sospese all’esito degli approfondimenti investigativi).
Dopo le formalità di rito, il cittadino straniero (H.F.T. di anni 39) è stato condotto presso la Casa Circondariale di Varese a disposizione dell’autorità giudiziaria.
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