I voucher non piacciono alle agenzie per il lavoro
Rosario Rasizza, presidente di Assosomm e amministratore delegato di Openjobmetis, sul tema voucher: «Accogliamo con favore l’impegno del Governo per la limitazione e l’uso sensato dei voucher»

I voucher sono uno degli argomenti di stretta attualità in tema di lavoro. Dopo le polemiche sollevate dall’uso eccessivo di questi “buoni” e dalla conseguente precarizzazione del lavoratore che li riceve, il Governo ha dichiarato di voler intervenire per ridurre la platea del loro utilizzo con l’introduzione di “quote” e limitare i settori dove è possibile utilizzarli. Per esempio, verrà mantenuto l’utilizzo dei voucher nell’edilizia, ma lo si vieterebbe nei cantieri. (nella foto l’ad Rosario Rasizza)
Il tetto massimo di utilizzo previsto dalla legge (legge 14 febbraio 2003, n. 30) e dalle successive modifiche è di 7mila euro netti annui di compensi pagati con i buoni per ogni lavoratore. Questo tipo di pagamento non vincola come un contratto di lavoro e non dà al lavoratore alcuni diritti, come malattia, maternità, disoccupazione, assegni familiari, rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno per motivi di lavoro.
Dal 2008 ad oggi i voucher hanno avuto una crescita straordinaria. Oltre 145 milioni ne sono stati venduti nel 2016, con un aumento del 26,3% sul 2015. Una percentuale che diventa esponenziale (+27.000%) se si raffrontano i buoni-lavoro venduti nel 2008, 535.985, e quelli nel 2016 (esattamente 145.367.954, dati Uil). Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna le regioni che ne hanno fatto maggior ricorso.
Così Rosario Rasizza, presidente di Assosomm – Associazione Italiana delle Agenzie per il Lavoro – e amministratore delegato di Openjobmetis, sul tema voucher: «Accogliamo con favore l’impegno del Governo che ha come obiettivo la limitazione e l’uso sensato dei voucher. Le recenti modifiche hanno permesso che venissero utilizzati indiscriminatamente creando un livello di precarietà – in termini di retribuzione e tutela del lavoratore – senza precedenti, se non addirittura di “nero”. Ci auguriamo fortemente che la revisione delle normative attuali porti a un risultato virtuoso, sia per i lavoratori sia per le aziende le quali, è necessario ripeterlo, devono allo stesso tempo venire supportate con una diminuzione dei costi del lavoro. Perché non dobbiamo dimenticarci che il ricorso spregiudicato ai voucher deriva anche dal fatto che l’assunzione delle risorse umane ha costi spesso proibitivi».
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