Le pattinatrici della torbiera
Sono molte le persone che in questi giorni hanno fatto visita ad un monumento di storia naturale che si presta per svariate attività
Due mazze da hockey su ghiaccio immortalate da un amico della Valganna qualche settimana fa ci fecero ben sperare che questo fosse uno di “quegli anni”.

Uno di quegli anni dove sui laghi e laghetti del Varesotto si può fare un po’ di tutto: dall’andarci con le moto, come un video degli anni ’50 ci racconta, o con le 500, come risulta dalle foto di famiglia che in tanti si portano ben impresse nella mente della loro gioventù.
Ma siamo sul lago di Varese, uno specchio d’acqua relativamente esteso.
Poi ci sono i bacini minori, come la torbiera, che si trova dietro la badia di Ganna, comune di Valganna: luoghi capaci di far nascere la passione per la storia anche ai più digiuni. Posti dove ci vai dopo mangiato per sbaglio e la sera ti trovi a leggerti “il nome della rosa”.
Ma a parte i bei romanzi, c’è di sicuro un mare – ops, un lago, perlomeno un laghetto – di poesia in questo inaspettato regalo che la natura ci fa.
Non siamo dentro una pista di sci di fondo in un centro commerciale a Doha. Né in un paradiso di carta pesta coi muri di cartongesso colorati d’azzurro.
Siamo proprio nel cuore di quella grazia che è di tutti e a portata di tutti.
Per questo non importa sapere come si chiamino queste due splendide sirene coi pattini che si sono date appuntamento sul lago ghiacciato, questo freddo pomeriggio di gennaio.
Anche loro sono lì, fanno parte della grazia della natura, e ammirarle è facile come respirare.
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