Aspem Reti, Minonzio svela i conti
Commissione sulle fatture contestate. "Fu fatto uno spezzatino per evitare i bandi di gara"
L’amministratore unico di Aspem Reti, società comunale che gestisce la piscina della Schiranna, ha snocciolato le cifre contenute nella relazione sulla gestione “sospetta” dal 2014 al 2016, quando alla guida della società c’era Ciro Calemme, politico di Forza Italia scelto dall’ex sindaco leghista Attilio Fontana, predecessore di Alfonso Minonzio, amministratore scelto dal sindaco Galimberti ed ex politico dell’Udc.
Per ascoltare la relazione, in comune, è stata cambiata in via straordinaria la sede delle riunioni di commissione, aprendo le porte del Salone Estense, dove si è tenuta la riunione congiunta delle commissioni sport, presieduta da Paolo Cipolat del Pd, e bilancio, presieduta da Luca Conte del Pd.
Nella sua disamina, Alfonso Minonzio ha ribadito in sede istituzionale quanto aveva raccontato, in una conferenza stampa, ai giornalisti due settimane fa. Sono principalmente due, riassumendo, le accuse contenute nel dossier che il sindaco Davide Galimberti ha già inviato alla magistratura e alla corte die conti. Primo, l’aver effettuato spese di gestione per circa 380mila euro, affidando quasi tutti i lavori a una sola ditta, e soprattutto effettuando quella che Minonzio ha definito “una politica dello spezzatino, per abbassare il valore dei lavori sotto la soglia dei 40mila euro, oltre la quale è sempre necessario fare un bando di gara”. Secondo, aver speso troppi soldi e averli pagati al posto del gestore.
“Potevo fare due cose davanti alla situazione che ho trovato nei conti – ha detto Minonzio – o fare lo struzzo e fare finta di niente, ma non è mio costume, oppure affidare l’incarico di effettuare una ricognizione su questi conti. Che sono lì da vedere”.
Tutto è nato dalla notizia di una perdita di 6mila euro che andrà a pesare sul bilancio 2016, ma Minonzio ha raccontato anche di aver ricevuto una chiamata da parte di una ditta che avrebbe dovuto effettuare dei lavori sul Lido che secondo lui erano invece a carico del gestore; da qui la scoperta che diverse spese del passato venivano liquidate direttamente da Aspem Reti ma invece avrebbero dovuto essere sostenute a quanto pare, dalla società che organizza le attività alla piscina e al bar.
“Molte di queste voci sono senza le fatture di riferimento – osserva Minonzio, in totale in tre anni sono stati spesi più di 800mila euro, ma spesso non si può verificare se la spesa era congrua. Vi sono poi spese che mi sembrano senza giustificazione, come un contratto per la reperibilità di una ditta edile”.
I consiglieri hanno rivolto diverse domande all’amministratore unico Minonzio. Dalle opposizioni sono giunte alcune precisazioni. Simone Longhini di Forza Italia ha contestato il fatto che la commissione non abbia ritenuto di invitare l’ex amministratore Ciro Calemme. Longhini ha anche chiesto come mai l’ultimo bando per la gestione sia stato ritirato lasciando vuota la piscina, e anche la consigliera Carlotta Calemme (figlia di Ciro Calemme) ha chiesto se il bando ritirato fosse identico a quello degli anni precedenti. Fabio Binelli della Lega Nord ha chiesto se Aspem spa abbia controllato le fatture di Aspem Reti dato che la società presieduta da Minonzio ha un accordo di servizio con Aspem per tenere la contabilità della società gemella. Interessante anche la domanda del consigliere di Progetto Concittadino Enzo Laforgia, ma i sindaci o revisori di Aspem Reti, hanno mai visto quei conti? Minonzio ha risposto: “Non ci sono i verbali”. Alla commissione erano presenti anche il sindaco Davide Galimberti e il presidente del consiglio comunale Stefano Malerba.
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