Beccogiallo, l’impegno del fumetto civile

Alla ricerca di un linguaggio per parlare ai più giovani, la casa editrice si è rivelata un piccolo caso fin dalle origini. Tra memoria e cronaca, lungo la storia d'Italia

Circolo Quarto Stato 2017 Cardano al Campo

Di tanto in tanto, in corrispondenza degli anniversari, compare sui giornali qualche articolo sulla competenza dei ragazzi sui fatti storici, di quelli che si aprono con un titolo definito “shock”: perché spesso alcune delle risposte “svelano” che la strage di piazza Fontana è stata opera delle Brigate Rosse o che la bomba a piazza Della Loggia è stata messa dagli anarchici. È anche partendo dall’idea di contrastare questa confusione che è nato Beccogiallo, il primo editore di fumetto d’inchiesta e della memoria: «Alla domanda sugli autori della strage della stazione di Bologna del 1980, rispondevano che erano state le BR o i libici» racconta Guido Ostanel, uno dei due fondatori (insieme a Federico Zaghis) della casa editrice. «È stato lì che ci siamo chiesti quale linguaggio usare per avvicinare i ragazzi».

(nella foto di apertura: la copertina di Thyssenkrupp)

Da allora Beccogiallo – nata nel 2005 e di base a Padova – ha pubblicato oltre cento volumi a fumetti: reportage, biografie, la ricostruzione delle vicende più oscure d’Italia, il racconto di grandi lotte collettive. Se alcuni esempi di fumetti “impegnati” in Italia risalgono a decenni fa  (come la controinchiesta a fumetti “Fascio di bombe” firmata da Milo Manara negli anni Settanta), l’approccio alla storia e alla cronaca giudiziaria attraverso vignette e tavole si è rivelato dirompente nella realtà italiana, fin dal primo titolo: Beccogiallo esordì con il racconto della misteriosa vicenda di “Unabomber”, l’anomalo terrorista individualista del Triveneto. Un esordio a fumetti che fece notizia «prima ancora che fosse uscito»: l’idea delle vignette impegnate e agganciate alla realtà fu allora contestata – fin sulle pagine dei quotidiani e dei media generalisti, Repubblica e Corriere – anche dai mostri sacri del fumetto italiano.
«L’idea, che è ambiziosa, era contribuire a creare anche una memoria condivisa, così rara in Italia» spiega ancora Ostanel. L’approccio agli episodi storici – da piazza Fontana a Enrico Mattei, dal Petrolchimico di Marghera alla storia di don Puglisi – è rigorosissimo, nella sceneggiatura basata sulla documentazione giudiziaria, ma anche nella resa grafica degli ambienti, delle storie individuali raccolte dagli autori. «All’inizio abbiamo dovuto metterci la faccia noi due: siamo andati a intervistare le vittime di Unabomber e i loro parenti, dovendo affrontare il momento delicato in cui dovevamo spiegare che il linguaggio scelto era il fumetto».

Circolo Quarto Stato 2017 Cardano al Campo
Una tavola di Piazza Fontana

A distanza di dodici anni dalle origini, il fumetto d’inchiesta e di reportage ha costruito una sua solida credibilità (mai messa in discussione sul piano giudiziario, pur trattando vicende anche recenti) ma ha anche conservato una sua carica dirompente: le tavole a fumetti rimangono un medium in grado di suscitare reazioni e creare dibattito: «Il fumetto che ci ha creato più reazioni negative è stato “Quasi quasi mi sbattezzo”, pubblicato seriale sull’Unità ai tempi della direzione di Concita De Gregorio: il tema era noto e già toccato da altre pubblicazioni, ma il linguaggio scelto ne ha fatto una notizia, con la contestazione da parte di 15 deputati del Pd guidati da Paola Binetti». Il fumetto resta anche uno strumento per intervenire sulla realtà, non solo nella memoria: «Quando abbiamo raccontato la storia della Thyssen Krupp, la richiesta dei parenti delle vittime è stata che aiutassimo a spiegare perché è necessario che i lavoratori pretendano il rispetto delle norme sulla sicurezza». In quel volume la cosa ha trovato spazio in una serie di tavole esplicative, mentre in altri casi ampio è lo spazio che – accanto alle tavole – viene riservato ai testi e ai documenti.

È una parte della vocazione apertamente militante di Beccogiallo, che non a caso riprende il nome di una rivista satirica democratica e antifascista degli anni Venti. Una vocazione di lotta che non ha escluso anche il racconto – per certi versi più leggera – di vite celebri e passioni popolari, da Fabrizio De Andrè a Fausto Coppi, dal rugby alla boxe, al pibe de oro Maradona. Le storie sono diventate tantissime: «Nei primi tempi le proponevamo noi ai possibili disegnatori, poi le proposte degli autori si sono moltiplicate». Anche questo è un aspetto importante di Beccogiallo: ha dato una nuova possibilità a tanti giovani fumettisti, un tempo quasi rassegnati ad emigrare verso la Francia, patria del fumetto d’autore.

Questo articolo nasce dalla presentazione di Beccogiallo avvenuta venerdì 17 febbraio 2017 al Circolo Quarto Stato di Cardano al Campo, parte di una serie di appuntamenti dedicati al fumetto e alla graphic novel

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 20 Febbraio 2017
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