«Cari genitori, ecco come sopravvivere ai vostri figli adolescenti»
Parla Alberto Pellai, medico ed esperto dell’età evolutiva. Il segreto? «Esporre i ragazzi a sfide che abbiano un significato evolutivo»
Mestiere duro quello di genitori, presi dalle mille sfide sulla crescita dei figli, coinvolti negli eterni tira e molla fra giovani che vogliono farsi grandi e adulti che hanno la responsabilità di formarli. E a volte – spesso – non sanno come fare.
La notizia della “folla” di genitori alla palestra di Ternate, lunedì scorso, non è certo passata inosservata: mai si erano visti tanti genitori ad una serata del genere, incentrata su di una fase molto particolare della vita, quella che ondeggia fra pre adolescenza e adolescenza, dove tutto si fa e tutto si vuol fare.
L’invitato speciale che ha attirato così tanti genitori era Alberto Pellai medico e ricercatore all’Università degli Studi di Milano, psicoterapeuta dell’età evolutiva. Anche lui è rimasto sorpreso dalla presenza di così tanti genitori.
Colpito? «Parecchio: c’era davvero tanta gente. Credo sia frutto di una buona organizzazione e comunicazione dell’evento. Poi il tema, che l’ha fatta da padrone: c’era da aspettarselo».
Parla della pre-adolescenza? Cos’è? «È l’età in cui i ragazzi mettono più in difficoltà i genitori sulle sfide educative, che fanno fatica a gestire questo forte tiro alla fune. Capita che gli adulti non sappiano quando dire sì o no, e in questa conferenza abbiamo cercato di spiegar loro come muoversi rispetto a questi passaggi obbligati dello sviluppo».
Nella biografia del professor Pellai si legge: padre di quattro figli, di cui di femmine; quali consigli ha dato ai genitori presenti?
«Si tratta di un’età molto speciale in termini di crescita dove c’è una immaturità significativa e si tendono a fare tantissime cose e ad agire sulla spinta della pulsione faticando nel contempo a comprendere fino in fondo quali rischi si corrono. Questo lavoro lo deve fare l’adulto: mantenere attivo un presidio educativo ma favorire attività fuori casa dove ci sia un progetto di crescita in ambiti come lo scoutismo, l’oratorio o altri contesti dove il fine non sia quello di proporre altro se non lo sviluppo. I figli in questa età vanno esposti a sfide che abbiano un significato evolutivo».
Nella conferenza di lunedì scorso è stato presentato l’ultimo libro del professor Pellai che ha un titolo piuttosto eloquente: “L’età dello tsunami. Come sopravvivere ad un figlio pre adolescente”: il libro, pubblicato qualche mese fa, è entrato rapidamente in tutte le classifiche.
Uno dei punti trattati è il rapporto fra giovani e nuove tecnologie.
Quanto incide questo tema nello sviluppo degli adolescenti?
«Conta tanto, e l’ho rilevato nel libro. E nella conferenza questo aspetto è stato molto approfondito e riguarda da vicino i nati nel terzo millennio. Beninteso: qui si giocano le stesse sfide evolutive che noi adulti abbiamo dovuto affrontare trenta, quarant’anni fa, ma in un mondo completamente diverso. Ma oggi, parte della vita viene sviluppata nell’on line, che è zona franca, dove non esiste un presidio educativo degli adulti. Molti degli aspetti associati alla crescita quali la sessualità, l’immagine corporea, la violenza o l’aggressività sono accessibili senza limite e fuori da ogni considerazione educativa. Una complessità che ha impattato molto sull’educazione e rispetto al quale dobbiamo proporre, anche in questo caso un progetto educativo».
Quindi la soluzione è stare lontani dallo smartphone…
«Diciamo che si è persa un po’ la consapevolezza di cosa si possa fare con questo strumento. Spesso questa consapevolezza manca anche per noi adulti, che teniamo in mano uno strumento senza accorgerci di abusarne. Il punto è darsi, e dare, un sistema di regole, un contratto educativo. L’obiettivo dev’essere fare buon uso dello smartphone, e non esserne usati».
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