Ferruccio Biggiogero, vita e morte di un uomo buono

Storia dell'uomo che è stato ammazzato da Alberto Biggiogero: un padre amorevole, un socialista autentico, molto amato nel mondo della cooperazione sociale

Ferruccio Biggiogero

Le famiglie infelici sono ognuna infelice a suo modo, scriveva Lev Tolstoj. La cronaca insegna anche che le famiglie sfortunate, in sostanza, non hanno mai colpe. Semplicemente, capita che il destino ti affidi un figlio fragile, problematico, e che un giorno arrivi la tragedia.

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La storia di Ferruccio Biggiogero (nella foto), il 78enne ammazzato a coltellate dal figlio Alberto (il noto testimone del Caso Uva) sembra altamente ingiusta e inaccettabile, a sentire chi lo conosceva bene.

Perché Ferruccio non era solo un tranquillo pensionato di 78 anni di viale dei Mille, ma un uomo buono, che ha vissuto per gli altri, che ha rappresentato un punto di riferimento del sociale, della cooperazione, anche del suo ambiente politico: riformista, moderato, incentrato sulla cooperativa di Valle Olona, di cui era consigliere storico da tanti anni.

Ivo Bressan, consigliere della società laica di cremazione Socrem ed ex consigliere comunale socialista, lo ricorda bene: “Un uomo intelligentissimo e buono – racconta – dal 1975 al 1980 era stato consigliere comunale del Psi, di cui era stato anche il capogruppo a Palazzo Estense. Negli ultimi anni invece era attivo nella Socrem. Fu lui stesso a introdurmi, mi spiegò che si trattava di una cosa buona e di grande civiltà”.

Sguardi quotidiani ottobre

(Ivo Bressan)

Membri di vari consigli, anche ospedalieri, Ferruccio Biggiogero aveva mantenuto la sua passione per la città di Varese. Due figli, uno vive all’estero, abitava nelle case costruite negli anni 20 per gli operai di Biumo: “Entrò proprio al calzaturificio come impiegato – racconta Bressan – poi andò a lavorare all’ufficio iva”.

Il presidente della cooperativa di Valle Olona, Luigi Vanetti, osserva: “L’abbiamo visto due settimane fa, all’ultimo consiglio della cooperativa. Noi sapevamo la situazione del figlio, di alti e bassi, ma si è sempre impegnato molto a sostenere questo ragazzo. E’ una tragedia anche per noi, e per la cooperativa di Valle Olona, siamo rimasti tutti esterrefatti. Un uomo altruista, sempre disponibile, con una sensibilità sociale molto pronunciata”.

Ivo Bressan aggiunge. “Ci siamo visti due settimane fa alla festa per i 90 anni di Ambrogio Vaghi, altro storico consigliere comunale della sinistra varesina. In quell’occasione, e mi fa male ricordarlo adesso, mi disse che il figlio Alberto si stava disintossicando. Che andava lui a comprargli il metadone all’Asl, e che glielo portava a casa. Era un po’ preoccupato solo del fatto che non riusciva a farlo uscire di casa, che stava sempre a letto o davanti alla televisione.

coop valle olona

(Aldo Nuncis)

Era quasi sollevato, però, della nuova condizione di Alberto, anche perché aveva un’altra preoccupazione, ovvero la malattia della moglie, che negli ultimi tempi era molto peggiorata. Voglio dire – continua Bressan – che Ferruccio ha avuto sempre una grande pazienza, un amore enorme verso questo figlio. Lo ha sempre tirato fuori da ogni guaio. Non meritava solamente questa fine, è la più ingiusta delle tragedie”.

Il ristoratore del locale “La Terrazza”, che ha sede nei locali della cooperativa di Valle Olona, è una delle ultime persone ad aver visto il povero Ferruccio. “Veniva qui a bere il caffè spesso – racconta Aldo Nuncis – è venuto anche ieri mattina, era tranquillo e ha scambiato qualche parola. Non sembrava preoccupato. Poi la sera abbiamo saputo”.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 16 Febbraio 2017
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