“Il diavolo e l’acquasanta”, Caianiello e don Mazzi a confronto

Agorà, associazione e corrente dentro Forza Italia, propone una serata a scopo benefico, che però solleva anche la questione delle risposte da dare al disagio giovanile e ai problemi sociali

Nino Caianiello don Antonio Mazzi serata

Don Antonio Mazzi e Nino Caianiello insieme in una serata dedicata al mondo degli adeolescenti. L’idea è di Agorà, la corrente interna a Forza Italia che è però anche un’associazione, con una sua agenda precisa: don Mazzi e Caianiello a confronto, 20 marzo al Teatro Condominio: “il diavolo e l’acquasanta”, come recita ammiccante il manifesto dell’iniziativa. Sottotitolo: “gli adolescenti ci obbligano a pensare in modo diverso”

“Due grandi personaggi carismatici, due personalità forti che con la loro storia hanno ‘diviso’ le folle: amati da alcuni e contemporaneamente ‘odiati’ da altri” spiega la nota con cui Agorà lancia l’inizativa. “Don Camillo e Peppone? Decisamente non sarà uno scontro il loro ma se incontro deve essere, forse sarà allo specchio. Non è detto però che sia l’uno dell’altro. Il diavolo e l’acquasanta, la pecorella smarrita e il buon pastore: insomma da quanti punti di vista si può guardare questo incontro? E a chi affidare i diversi ruoli? Non è così scontato che Nino Caianiello sia il politico cattivo e don Antonio Mazzi il prete buono. L’apparenza inganna o, come si diceva una volta, l’abito non fa il monaco e le parti si possono tranquillamente invertire. Ma non siamo qui per fare il processo a nessuno. Dove c’è l’inferno adesso ci deve essere la redenzione e dove una volta c’erano i pascoli del paradiso ai tempi attuali si vede più che altro ipocrisia e inganno”.

La serata è dedicata in particolare al mondo dell’adolescenza ma – attenzione – richiama anche esplicitamente anche la dimensione del sociale e della politica. La stessa Agorà, presentando l’iniziativa, dice che la serata vuole riflettere su “qual è  e quale è stato il ruolo di questi due personaggi nelle dinamiche politiche, sociali e culturali di una città”. Nella presentazione si è rievocato l’arrivo di don Mazzi e dei suoi (capitanati da Roberto Sartori) a Gallarate nel 1998, in un contesto in cui la tossicodipendenza da droghe pesanti – con tutto il corollario di isolamento sociale, disagio, criminalità – era ancora una piaga viva, in un contesto in cui il sindaco leghista Angelo Luini faceva appello all’esercito perché la stazione era il rifugio preferito dei tossicodipendenti della zona. “Proprio in quell’epoca Exodus aprì la sede e cominciò, con la puzza sotto il naso dei perbenisti gallaratesi, a svolgere il proprio compito con un piccolo centro d’ascolto in stazione. Più insulti che ascolto all’inizio ma qualcosa stava crescendo. L’amministrazione di allora stette al fianco di Exodus che crebbe qualcosa di unico in città”.

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La presentazione dell’iniziativa, con Roberto Sartori di Exodus e Marcello Pedroni di Agorà Liberi e Forti

È un tema presente ancora oggi, visto che la stazione – per stare al luogo fisico – è ancora un luogo problematico, di disagio, di risposte da attivare (e, come Luini allora, anche il sindaco Cassani ha ipotizzato di chiedere l’esercito a Gallarate). E non sfugge che anche l’approccio verso Exodus è cambiato, proprio in questi mesi: dopo i progetti avviati in passato, le convenzioni come quella per per Villa Calderara, il sindaco Cassani ha infatti deciso per una brusca interruzione di alcuni rapporti (ad esempio non rinnovando servizio di pulizia nel centro storico, che era affidato a disoccupati italiani e richiedenti asilo: vedi qui).  Un raffreddamento di rapporti che Cassani ha anche rivendicato. E ancora c’è il tema del disagio giovanile emerso a Gallarate con alcuni problemi con i giovanissimi che vivono la zona di via San Giovanni Bosco. Insomma: il tema del disagio e delle risposte è ancora centrale. E Caianiello e don Mazzi vogliono discuterne ancora.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 19 Febbraio 2017
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