L’appello dei genitori: “Lasciate il dopo scuola breve”
Contestata anche la scelta della giunta di penalizzare i cittadini non residenti. Il Sindaco "Non posso fare pagare quei servizi ai residenti"
Dopo scuole breve e rincari onerosi per i non residenti. Sono questi i due nodi su cui si è dibattuto nel corso dell’incontro avvenuto mercoledì 1 febbraio al Salone Estense di Varese e a cui hanno preso parte una cinquantina di genitori delle scuole primarie cittadine
Il sindaco Davide Galimberti e l’assessore ai servizi educativi Rossella Dimaggio hanno spiegato la filosofia delle innovazioni che saranno apportate ai servizi para scolastici dal settembre prossimo: da una parte il calcolo delle tariffe in modo più equo e lineare basato sulle fasce ISEE ( e non il reddito) e dall’altro la rivisitazione dei servizi in modo più organico e progettuale: «Non è una manovra invasiva per fare cassa – ha assicurato il sindaco Galimberti – Oggi le tariffe previste servizi para scolastici coprono i costi reali solo per il 23%. Abbiamo certamente penalizzato alcune persone non residenti perché non possiamo far pagare ai cittadini di Varese i servizi di cui godono persone che pagano le tasse in altri comuni. Abbiamo introdotto correttivi e avvieremo un dialogo con comuni o con le aziende per formule di compartecipazione alla spesa».
Al di là dei costi che ogni famiglia dovrà ricalcolate in base alle nuove graduazioni, il punto più contestato della rivisitazione è stato il taglio del “doposcuola breve”, un’opzione che, oggi, viene richiesta da circa 500 bimbi e che ormai aveva abituato le famiglie a determinati ritmi. Una situazione che cambierà da settembre, almeno in termini economici perché il tempo dopo le 14.15 verrà considerato “doposcuola” al di là dell’orario di uscita effettivo che potrà rimanere sempre modulato in modo flessibile.
Il timore maggiore dei genitori è che il nuovo modello metterà a rischio l’avvio di mensa e dopo scuola soprattutto nei plessi periferici, che attirano molti alunni da fuori città i cui genitori potrebbero rivedere la scelta di non usufruire dei servizi scolastici del proprio comune.
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