Salvatore Furia e le statue per i grandi varesini
Il vicesindaco vorrebbe far realizzare una riproduzione in bronzo su una panchina del Campo dei fiori. La buttiamo lì: anche Piero Chiara al tribunale

Il vicesindaco di Varese, Daniele Zanzi, ci ha parlato alcuni giorni addietro di una sua proposta, a cui starebbe lavorando da alcune settimane. Zanzi vorrebbe realizzare una statua di Salvatore Furia, il fondatore della Cittadella della scienza, l’uomo a cui si deve la nascita dell’Osservatorio Astronomico, e posizionarla su una panchina del Campo dei fiori.
L’idea è suggestiva: la statua darebbe un’impressione come di cosa viva e dovrebbe raffigurare il grande divulgatore scientifico intento a guardare verso la pianura, dando così una sorta di effetto scenico artistico: il padre del Campo dei fiori che veglia sulla sua amata Varese.

A ben guardare Varese è nella storia una città di statue: pensate a quelle di terracotta delle cappelle del Sacro Monte, realizzate nel 1600. Volti e opere di grande umanità, alcune al limite del capolavoro.

Eppure la città, va detto, è molto avara di opere simili. Potremmo dire che c’è stata forse un po’ di mancanza di autostima. Eppure di personaggi interessanti la città ne ha avuti molti, conosciuti anche in tutta Italia. Giovanni Borghi per il lavoro, Piero Chiara per la letteratura, Dino Meneghin per la grande Ignis, Lilli Carati e Renato Pozzetto per il cinema, medici e scienziati non ne mancano, Calogero Marrone il giusto tra le nazioni.
Però non ci sono statue che raffigurino personaggi importanti e anche nelle targhe e intitolazioni, non sempre Varese è stata generosa con i suoi figli, anche se negli ultimi anni si sta cercando di rimediare. Alcuni esempi ci dicono che, in giro per il mondo, le case vanno diversamente: basti pensare alla statua del poeta Ferdinando Pessoa a Lisbona, quella di John Lennon a Liverpool o di Ettore Bugatti a Molhein in Alsazia dove l’imprenditore portò la sua fabbrica. A Budapest addirittura vi sono le statue, in mezzo alle piazze, di Ronald Reagan, come presidente che combatté il comunismo, e di Peter Falk, ovvero il tenente Colombo, perché la madre dell’attore era ungherese di origine ebraica (fuggita negli Usa). C’è anche il suo cane in bronzo. (quello del telefilm).
Perché allora non pensare anche a Salvatore Furia. O ancora, non sarebbe un’idea meravigliosa destinare una statua di Piero Chiara a una panchina del palazzo di Giustizia di Varese, il luogo dove lavorò per una vita?
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