A scuola negli Stati Uniti: la grande avventura di Federica
Studentessa del liceo Ferraris ha deciso di partire con Intercultura per vivere "una nuova vita". Dopo le iniziali difficoltà, ha iniziato a scoprire le bellezze degli Usa e dell'Italia
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« Parti con molte aspettative, rimani delusa all’inizio, poi ti ambienti e comincia la nuova vita».
Partire all’avventura, per mete anche sognate da tempo, impone sempre una sfida a se stessi. Lo spiega bene Federica Giassi, varesina iscritta al IV anno del liceo scientifico Ferraris di Varese, che sta vivendo un anno di studio negli Stati Uniti, in particolare nel New Jersey in una città chiamata Toms River e frequenta la Toms River East : « Ho deciso di partire perché, innanzitutto, mi piace viaggiare e volevo vivere, per un anno, una vita diversa. Inoltre mia madre fece la stessa esperienza durante gli anni del liceo e sempre nel New Jersey: e forse è stata lei a influenzarmi. Avevo visto la California e mi piaceva quel paese, inoltre volevo migliorare il mio inglese».
Così Federica molla genitori e amici e parte alla volta degli States: «Il primo giorno è stato fantastico perché siamo stati tutti accolti in un hotel. C’erano studenti da tutto il mondo. Questo è il grande valore di Intercultura ( associazione che sta curando l’esperienza di Federica): poter incontrare ragazzi di altri paesi stando in Italia o andando all’estero. Ogni giorno qui ho contatti con studenti di tanti paesi. Il secondo giorno sono arrivata Princetown con altri ragazzi che erano destinati al New Jersey»
L’arrivo in famiglia, però, mette il primo freno al grande entusiasmo di Federica: « La mia prima famiglia aveva problemi al suo interno. Avevo una sorella con cui non sono riuscita a instaurare alcun rapporto. Era agosto, le scuole erano chiuse: lei dormiva fino a mezzogiorno e poi iniziava a chattare con le sue amiche. Io non esistevo. Ho conosciuto le sue amiche e speravo di avere una porta d’accesso. Presto, però, mi sono resa conto che erano molto differenti da me: mi sono depressa molto perché mi sembravano tutti noiosi, un po’ sciocchi e insignificanti».
Le difficoltà di Federica vengono, poi, risolte dalla stessa organizzazione che le trova una seconda collocazione: « La nuova famiglia si è rivelata davvero fantastica. Mi sono sentita capita e sostenuta nella mia avventura. Da quel momento, la mia esperienza in terra americana è cambiata decisamente in meglio».
Nuova scuola, nuovi amici, Federica si integra abbastanza nel nuovo ambiente: « Non è semplicissimo entrare nei gruppi di ragazzi che si conoscono da una vita. Inoltre c’è un grosso limite: quasi tutti i coetanei lavorano, un po’ per comprarsi ciò che desiderano e un po’ per pagarsi il college che è costoso. Quindi ci sono molte occasioni per divertirsi insieme».
A parte questo dettaglio, Federica si iscrive ai corsi di matematica e fisica di alto livello: « La scuola propone percorsi differenziati a seconda della difficoltà. Nonostante io frequenti il livello più alto, riesco a combinare benissimo studio e tempo libero. Poi ci sono molti club che ti avvicinano a diversi sport mai praticati. Mi sono resa conto che il sistema scolastico italiano è molto più duro. Negli Stati Uniti ci sono materie di base ma anche molte altre aggiuntive che non avevo mai sentito. Ora sto seguendo un corso di produzione cinematografica e televisiva che mi appassiona. Sono esperienze che mi aiutano a capire meglio chi sono e cosa voglio essere in futuro. Adesso, per esempio, sto seguendo un corso di medicina forense con l’approfondimento della chimica applicata alla soluzione di crimini».
Dall’estate scorsa, Federica ha visitato New York, Filadelfia, ha assistito a concerti musicali con alcuni dei suoi cantanti preferiti: « Ovunque io vada mi accorgo che c’è un grande amore per l’Italia. La comunità degli immigrarti italiani è numerosa e tutti mostrano con orgoglio le proprie radici. Anche se non sanno una parola di italiano, hanno il Tricolore che sventola fuori casa. È bello per me vedere quanto attaccamento ci sia tra chi è lontano dal nostro paese».
C’è una cosa, però, che Federica non è riuscita a sostituire negli USA: « Il paesaggio che abbiamo a Varese. Le montagne, il lago, il verde. Qui è tutto piatto: c’è l’oceano, sì… ma nemmeno lontanamente paragonabile alla nostra vista».
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