Massimo Boldi mattatore al Baff, omaggio alle origini della tv privata
L'attore comico premiato da Marco Giusti nell'ultima serata del Busto Arsizio Film Festival. Finale con premiazione copiosa sul palco del teatro Delia Cajelli pieno di spettatori
Il Busto Arsizio Film Festival chiude la sua quindicesima edizione con un tuffo nella storia della prima televisione privata. I ruggenti anni ’70 e ’80 delle prime televisioni private, pioniere della moderna tv , sono state protagoniste con la proiezione del documentario realizzato dall’Icma e con uno dei simboli della tv e del cinema comico italiano, Massimo Boldi premio Stracult consegnato da Marco Giusti.
L’attore 71enne è stato mattatore della serata: «Ho cercato sempre di far ridere, già all’asilo a Luino facevo spettacolo e mia zia mi diceva “Fa no il cretino! Ma va in televisiun a fa il scemo” e io le ho dato retta». Boldi ha presentato anche il suo libro, scritto dalla figlia Marta, dal titolo “Le mie tre vite”:«Mi sono messo lì come un nonno vicino al camino che racconta le storie, lei le ha raccolte e ha deciso di farne un libro». Il Derby, i cinepanettoni con De Sica e il rapporto com Aurelio De Laurentiis nel viaggio attraverso la sua lunga carriera. Nel futuro? Un film, probabilmente, ma con la collaborazione di altri.
Boldi ha ripercorso le origini di Antenna 3 e Telealtomilanese, nata proprio a Busto Arsizio:«Tra gli autori c’erano Gino e Michele, Gaspare e Zuzzurro e facevamo 4 ore di diretta – ha ricordato il comico luinese – fu la rivoluzione della tv italiana».Premi per vecchi e nuovi volti del Baff in questa edizione (miglior film “Indivisibili” di Edoardo De Angelis) e le sceneggiature dei bambini delle scuole di Busto, interpretate dagli attori che sono passati in piazza San Giovanni in questa settimana, sono state la ciliegina sulla torta del galà finale .
Cala il sipario sull’edizione 2017 ricca di proiezioni, incontri, convegni, presentazioni di nuovi autori e mostri sacri come Carlo Verdone, sperando che gli appelli accorati lanciati da Alessandro Munari, Steve Della Casa e da molti addetti ai lavori del cinema italiano possano servire a salvarlo da una scure che alcuni nella maggioranza vorrebbero calare su questa manifestazione. Una realtà che, in questi quindici anni, ha dato lustro a Busto Arsizio e, in alcuni casi, ha anticipato tendenze e gusti del pubblico italiano.
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