“Più sociale, meno autoritario: il Pd di Orlando”
Il comitato che sostiene Andrea Orlando critica l'impostazione di Renzi e auspica un segretario che sia più dialogante
“Emiliano propone un’alleanza con i Cinque stelle, Renzi fa capire che potrebbe esserci un’alleanza con Forza Italia. Orlando è per il centrosinistra e basta”.
Sintetizza così, Daniele Marantelli, il futuro politico di un Pd a guida Andrea Orlando, il ministro della giustizia che ha presentato una mozione al congresso del Pd per battere Matteo Renzi e cambiare la linea del partito. Ma si vogliono anche cambiare idee rispetto a questo governo?
“L’esperienza del governo non è in discussione – osserva Marantelli – piuttosto l’idea è quella di correggere alcune azioni che non hanno dato i risultati sperati, prima di tutto dando un’impostazione più sociale e più popolare. La sinistra nasce per combattere le ingiustizie, e le diseguaglianze sociali sono la molla che fa scattare il nostro impegno politico”.
La senatrice Erica d’Adda è una delle più in sintonia con questo pensiero. “Sono rimasta nel partito ma in passato ho avuto dei momenti di dissenso che ho anche esplicitato. Ho dovuto persino rinunciare a incontri pubblici solo perché ero in dissenso ma oggi è arrivato il momento di una gestione più collegiale, dentro il partito, e meno verticistica, anche nella società. La sinistra, in passato, ha già fatto l’errore di pensare che imporre delle riforme dall’alto potesse far stare bene tutte le persone. E invece, occorre evitare rotture e scontri”.
Erica d’Adda viene da SinistraDem ma ha rifiutato la scissione: “Il punto è che il 4 dicembre non è giunti all’improvviso. E’ stato in realtà il culmine di una tensione che non aveva trovato risposte in passato. C’erano domande rimaste in sospeso nel partito e nella società. Ci sono 10 milioni di poveri in Italia. Che fine ha fatto il dialogo con i corpi intermedi? I prossimi referendum della Cgil nascono anche da quella lacerazione. E il caso dell’uomo licenziato dopo un trapianti di fegato? Mi pare sia in linea con il 26% in più di licenziamenti disciplinari arrivati dopo il Jobs act“.
I promotori della Mozione Orlando in provincia di Varese rifiutano l’etichetta di una divisione tra la mozione liberal di Renzi e quella socialdemocratica di Orlando. Piuttosto contrappongono altre categorie: vedono con Renzi una sostanziale mancanza di dialogo nel partito e un adeguamento conformistico al pensiero del capo. Identificano in Orlando invece il ritorno di una partito che discute e dove c’è maggiore confronto.
“Io vengo dal partito Repubblica di Ugo La Malfa – osserva Giovanni Macchi – se Renzi fosse quello della mozione liberal dovrei stare con lui, e invece ho un sogno, che rinasca un partito normale, con un segretario accettato da tutti e che sappia parlare a tutti. E sono contro un candidato premier che faccia anche il segretario”.
La distinzione tra premier e segretario è una scelta comune, condivisa anche da Luisa Oprandi, consigliere comunale a Varese: “Ho sostenuto Renzi in passato e lo rivendico – osserva – però ho dedicato anche molta parte del mio tempo a costruire il partito, e voglio che ritorni a essere il Pd, dove si fa rete e si costruiscono rapporti. Quello che, come me, nelle campagne elettorali buca le suole delle scarpe per incontrare gli altri”.
Il deputato Paolo Rossi segue questa linea di ragionamento: “Una casa divisa non può reggere – osserva – Orlando è più inclusivo. Un partito non è solo pendere dalle labbra del capo, occorre un atteggiamento diverso verso la società. E’ giusto criticare la Cgil, ma non bisogna delegittimare i sindacati. Mi sembra che Orlando sia un interlocutore migliore per la società italiana. Oggi abbiamo bisogno di profondità nella politica”.
L’onorevole Daniele Marantelli è buon amico di Andrea Orlando e il progetto del ministro è per lui il più razionale. “Il Pd non ha voluto fare la conferenza programmatica, ma la faremo noi. Sarà organizzata a Napoli, e non al Lingotto, perché è dove c’è sofferenza che bisogna andare. Verranno coinvolte tutte le migliori energie di questo paese. Il progetto del Pd, il migliore degli ultimi 30 anni non va dissipato”.
Era presente anche Giacomino Caielli, segretario del Pd di Varano Borghi.
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