Studenti e detenuti uniti dal teatro, nasce Microfestival Incontri
Ne fanno parte un gruppo di detenuti del carcere di Busto Arsizio e gli studenti di alcune scuole superiori del territorio. Il 6 aprile spettacolo su Pirandello al teatro Sociale
Studenti delle scuole superiori, associazioni di volontariato e detenuti del carcere di Busto Arsizio si sono messi a collaborare ed è nato un festival teatrale.
Per la precisione si tratta del “Microfestival Incontri” dedicato al teatro. Il progetto è stato realizzato dall’associazione L’Oblò onlus in collaborazione con Fondazione Comunitaria del Varesotto onlus e Casa Circondariale di Busto Arsizio, con la partecipazione degli studenti delle Scuole Superiori del territorio: ITE.Tosi, IPC Verri, ITC Gadda Rosselli di Busto Arsizio e il liceo M. Curie di Tradate.
L’iniziativa ospita spettacoli e progetti teatrali realizzati rispettivamente dai ristretti del carcere di Busto Arsizio e dagli studenti delle scuole superiori coinvolte. Il gruppo dei detenuti, per realizzare lo spettacolo, è stato coinvolto in un laboratorio teatrale che rientra tra le “aperture” promosse dalla direzione dell’istituto.
Rita Gaeta, responsabile dell’area trattamentale, ha una particolare propensione per le attività che consentono contaminazioni tra “dentro” e “fuori”, basti citare l’esperienza che ha visto un numero significativo di detenuti impegnati durante Expo 2015, i galeotti-chierichetti di Papa Francesco e le recenti Cene con Delitto all’interno dell’istituto.
Gli spettacoli presentati dagli studenti sono invece realizzati in modo autonomo all’interno delle attività scolastiche. Studenti e detenuti saranno di volta in volta attori o pubblico. Gli spettacoli verranno ospitati nel teatro interno alla casa circondariale dal 20 marzo al 10 aprile; al termine di ogni rappresentazione, attori e spettatori parteciperanno congiuntamente ad un laboratorio di drammaterapia incentrato su alcune delle tematiche emerse dallo spettacolo appena fruito. I risultati e le sperimentazioni del laboratorio verranno documentate e raccolte in un opuscolo stampato e distribuito.
È prevista anche una rappresentazione al Teatro Sociale di Busto Arsizio, momento finale di restituzione dell’esperienza aperto alla cittadinanza. L’appuntamento è per il 6 aprile, con “Pirandello Remix”. Si tratta di un’occasione particolarmente attesa dagli attori-ristretti, che avranno la possibilità di esibirsi su un palcoscenico vero e – soprattutto – di fronte ad un pubblico vero, evadendo per un giorno dalla routine del carcere.
L’obiettivo dell’iniziativa è quello di favorire un’apertura dell’Istituto penitenziario alle realtà territoriali esterne, per promuovere una diversa percezione dello stesso, in termini non solo di istituto di pena ma di centro di cultura, che può contribuire con le sue risorse allo sviluppo del territorio.
La strategia mira a fornire, a detenuti e studenti coinvolti, competenze tecniche specifiche riguardanti l’ambito teatrale, dal punto di
vista attorale, della promozione, della realizzazione di un evento, che possano essere spese nella vita quotidiana in termini pratici e relazionali.
Momenti di inclusione sociale fra detenuti e studenti, sensibilizzando questi ultimi sui temi della legalità e della responsabilità sociale. Si tratta di risocializzazione per i detenuti, promuovendo l’idea dell’inclusione come strumento di rieducazione e prevenzione della devianza.
Microfestival Incontri
Elisa Carnelli, attrice e drammaterapeuta, è la presidente dell’associazione “L’Oblò”. «La onlus si occupa della realizzazione di interventi riabilitativi e risocializzanti mediante l’uso di terapie a mediazione artistica per favorire il benessere psicofisico e la qualità della vita dei detenuti, ex detenuti, loro famiglie. L’esperienza maturata nel carcere di Busto Arsizio dal 2008, ha ora l’opportunità di ampliarsi e aprirsi anche alla
cittadinanza, con interventi artistici e di arti terapie, dedicati non solo a detenuti ed ex detenuti per favorire percorsi di risocializzazione, ma anche ai giovani e alle scuole, con l’intento di maturare percorsi di prevenzione del disagio ed educazione alla legalità».
«Nella vita – commenta Elisa – in ogni cosa che si fa, ogni gesto dice di noi, del nostro modo di porci, di stare nel mondo. E ogni cosa che raccontiamo la raccontiamo con la nostra voce, e nel raccontarla – sia essa cronaca o pettegolezzo – ci dà la possibilità di rispecchiarci in essa. Nel teatro per un attore avviene lo stesso: si parla sempre di noi stessi e ogni cosa ci può parlare. È solo questione di distanza. Così anche una favoletta, una “zuppa di niente” racconta qualcosa: alcune cose degli attori che la mettono in scena e degli attori che sono in scena. E al pubblico che li ascolta»
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