Alitalia al voto: i lavoratori decidono sull’accordo
L'intesa azienda-sindacati prevede esuberi "virtuali" e per il personale di volo tagli di stipendio e riposi. Le urne si chiudono alle 16 a Roma e a Milano

Si chiude oggi, lunedì 24 aprile, alle 16 il referendum tra i lavoratori di Alitalia. I dipendenti della compagnia tricolore sono chiamati a esprimersi sull’intesa tra azienda e sindacati per il futuro della compagnia.L’affluenza è stata molto alta già domenica: alle urne nella giornata festiva si è recato il 71% dei lavoratori (circa 12.500) che hanno diritto di voto.
(foto: Marco Bianchi)
Piloti, assistenti di volo, amministrativi e tecnici sono chiamati a esprimersi (nove i seggi, tra Milano e Roma) sull’intesa siglata tra azienda e sindacati il 14 aprile 2017. L’accordo prevede per il personale di terra 980 esuberi “tecnici”: dopo due anni di cassa integrazione straordinaria con l’80% della retribuzione, i licenziati potranno essere riassorbiti dall’azienda oppure potranno usare due anni di indennità di disoccupazione. Per il personale di volo – piloti e assistenti di volo – è invece previsto un taglio degli stipendi dell’8% e una riduzione dei riposi annuali, che passerebbero da 120 a 108 giornate. E non a caso proprio tra il personale di volo c’è lo zoccolo duro del No.
Cosa succederà da oggi in avanti? Nel caso vincano i no, il Cda si riunirebbe martedì 25 aprile, per dare il via alla procedura di amministrazione straordinaria, con il successivo commissariamento. Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, che sta seguendo la trattativa, dice che è «concretissimo» il rischio di una liquidazione della compagnia.
Se invece vincerà il sì, il Cda si riunirà mercoledì per dare il primo via libera alla ricapitalizzazione, dal valore di 2 miliardi, ottenuti in cambio della (relativa) cura dimagrante e dei sacrifici chiesti a piloti e assistenti di volo. La ricapitalizzazione coinvolge gli attuali azionisti, a partire dunque dai maggioritari Etihad, Unicredit e Intesa SanPaolo.
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Voteranno No di sicuro quei piloti che, in cassa integrazione percepivano circa 20.000 euro mensili e poi, nello stesso stempo, lavoravano in nero su voli esteri e per questo inquisiti dalla procura di Roma. E sicuramente voteranno no tutti i privilegiati che in questo carrozzone continuano a godere i privilegi. E ci rimetteranno i lavoratori “normali”…
Applichiamo le regole del liberto mercato anche a questo indegno, pessimo, tragico carrozzone italiano gestito da irresponsabili.
Abbiamo avuto l’occasione di venderlo ad AirFrance ma ovviamente i parassitari sindacati si sono messi di traverso. Come ora.
Non vedo l’ora che falliate una volta per tutte.
A onore del vero la maggior parte dei sindacati – partendo dai tre confederali – era a favore dell’accordo
E’ corretta la sua precisazione.
Lo scollamento vero c’è stato tra sindacati e lavorati. I lavorati hanno bocciato l’accordo preliminare che era stato stipulato tra governo, azienda e sigle sindacali.
E questo fa capire quanto questo indegno carrozzone sia ormai politicizzato.
Tra il 1974 e il 2014, per salvarla, abbiamo speso 7,4 miliardi di denaro pubblico: l’equivalente di una “Alitalia tax” da 180 milioni l’anno. Forse può bastare. Forse è ora che chiuda definitivamente questa messinscena.
Vendiamola, anche per quattro soldi a chiunque voglia mettere ordine in questa indegna compagnia di bandiera, ricettacolo di clientelismi vari.