Chiusura notturna dei valichi, la Svizzera non torna indietro

Questa mattina l'ambasciatore svizzero in Italia Giancarlo Kessler in audizione alla Commissione sull'attuazione degli accordi di Schengen

Sindaci schierati per protesta davanti al valico di Cremenaga

A quasi un mese dall’avvio della chiusura notturna dei tre valichi minori di Ponte Cremenaga, Novazzano e Cremenaga, la questione continua ad essere oggetto di discussione tra autorità nazionali italiane ed elvetiche.

Questa mattina alle 8,30 si è svolta a Palazzo San Macuto, a Roma, una seduta del Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’Accordo di Schengen con l’audizione dell’ambasciatore svizzero in Italia Giancarlo Kessler.

La presidente della Commissione, la deputata Laura Ravetto di Forza Italia, ha chiesto all’ambasciatore di ricostruire le tappe di una decisione unilaterale che ha creato proteste e malcontento nei territori coinvolti e di chiarire gli obiettivi che il provvedimento vuole raggiungere.

“La Svizzera – ha spiegato Kessker – deve affrontare su più fronti la questione della circolazione delle persone, sia come paese di transito nei flussi migratori, sia come paese che da sempre ospita lavoratori provenienti da altri stati e dunque questo è un tema particolarmente sensibile”.

“La collaborazione con l’Italia è decisiva, e ogni iniziativa unilaterale non è auspicabile, ma qui si tratta di un provvedimento sperimentale, e solo dopo l’analisi dei dati rilevati in questi sei mesi si potrà dire se ha portato miglioramenti sensibili o no”.

“Si tratta di un provvedimento promosso a livello cantonale ma adottato a livello federale, perché noi prendiamo sul serio le preoccupazioni espresse dalla popolazione locale – ha detto Kessler – La misura però è stata discussa anche in Regio Insubrica l’anno scorso. Alla fine della sperimentazione verrà effettuata un’analisi dettagliata dei dati raccolti e saranno coinvolte anche le autorità italiane”.

Per quanto riguarda la presunta violazione degli accordi di Schengen l’ambasciatore ha minimizzato: “Siamo in fase sperimentale e si tratta di tre valichi minori che vengono chiusi in ore in cui la circolazione è ridotta e la cui chiusura non crea problemi di mobilità”.

“Non c’è alcuna volontà di contravvenire agli accordi di Schengen, che devono essere uno spazio di libertà ma anche di sicurezza – ha concluso l’ambasciatore – Siamo in fase di sperimentazione, se i dati daranno esiti positivi si tratterà di trovare un equilibrio e una misura“.

Nel mese di ottobre, alla fine dei sei mesi di sperimentazione, Kessler si è impegnato a tornare in Commissione bilaterale per illustrare i risultati del provvedimento.

Alla seduta ha partecipato anche la parlamentare varesina del Pd Maria Chiara Gadda, che ha ricordato all’ambasciatore l’episodio della chiusura per alcune ore della dogana di Lavena Ponte Tresa in occasione di una tentata rapina in territorio elvetico. Un episodio che creò disagi per diverse ore proprio nel momento del rientro dei lavoratori frontalieri in Italia.

“Pur comprendendo le ragioni di sicurezza delle autorità svizzere – ha detto l’onorevole Gadda – va ricordato che anche in quel caso non erano state adeguatamente coinvolte le autorità italiane”.

Nel corso della seduta, che è durata poco meno di un’ora, sono stati affrontati anche altri temi, a partire dalla collaborazione tra Italia e Svizzera sulla gestione dei migranti, ma anche la questione dei casellari giudiziari che, ancora oggi, blocca la firma dei nuovi accordi fiscali sui lavoratori frontalieri, e infine la recente decisione di escludere le imprese italiane dalle commesse con valore inferiore a 8,7 milioni di franchi.

Mariangela Gerletti
mariangela.gerletti@varesenews.it

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Pubblicato il 27 Aprile 2017
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