“Come una vera americana, mi sono buttata nello sport”

Sabrina Bonandin è in Michigan per vivere un anno di studio negli Stati Uniti. Tra emozioni e difficoltà racconta la sua storia quotidiana

Un anno di studio all'estero

Sabrina Bonandin è negli Stati Uniti dal 7 agosto 2016. Ormai mancano due mesi ( rientrerà il prossimo 11 giugno nella sua casa di Ispra) al termine di un anno vissuto intensamente. Dieci mesi durante i quali ha fatto nuove esperienze, conosciuto altri ragazzi e si è “adattata” a costumi e tradizioni diverse.

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Un anno in Michigan: il racconto di Sabrina 4 di 13

«La mia famiglia ospitante è a Battle Creek in Michigan – spiega Sabrina – Ho deciso di diventare un exchange student con l’associazione WEP perché ero curiosa di incontrare e conoscere altre culture.  Mia madre è tedesca e forse devo a lei questa mia curiosità».

Dopo un lungo viaggio carico di aspettative ( quasi 20 ore), viene accolta da una famiglia dove incontra la figlia, Kennedy, e Ana, un’altra ragazza tedesca in scambio. Sabrina diventa così una delle tre “sorelle” :  «Una delle ragioni per cui adoro la mia famiglia ospitante sono tutte le esperienze che mi hanno fatto e che mi stanno facendo vivere: dal camping (prima volta nella mia vita) al kayaking nei numerosi fiumi del Michigan, ho fatto scoperte coinvolgenti». Appena è possibile, e il tempo lo permette, la famiglia si muove per far vivere alle due ospiti di nuove emozioni. Per le vacanze di primavera sono stati in Florida e prima in Indiana.

La giornata di Sabrina è scandita dalla scuola: « Sveglia alle 6.20, colazione (ogni componente della famiglia fa colazione da solo, qui non esiste il concetto di colazione insieme, ad eccezione per il weekend), poi vado alla Harper Creek high school dove si comincia alle 7.45. Ci sono 4 lezioni da 81 minuti, 1 miniblock di 41 minuti e il pranzo di 40 minuti: tra un lezione e l’altra abbiamo 7 minuti per andare al famoso locker, cambiare i libri e prepararci per la lezione successiva. Alle 2.50 la scuola finisce e si fa sport.  Per essere un vero americano bisogna praticare almeno uno sport: gli allenamenti finiscono in genere intorno alle 5.30-6.00. Poi si cena di fronte alla televisione. Ecco qualcosa che mi manca molto della famiglia italiana è il rito di ritrovarsi a cena di sera e parlare della giornata. Qui si mangia davanti alla televisione, ognuno per conto suo. Inoltre si mangia molto presto: d’inverno anche alle 5 del pomeriggio. Fortunatamente, però, la mia mamma ospitante è una brava cuoca e le piace preparare ogni volta qualcosa di nuovo. Certo, la cucina italiana è diversa e mi manca la semplicità dei piatti: per esempio, un semplice piatto di pasta con olio o il risotto. Qui tutto è servito con numerose salse e condimenti».

Lo sport è il vero collante della gioventù americana: « Ho scelto di provare discipline che non potrei fare in Italia, quali il diving, il competitive cheerleading ma anche il calcio. Ho amato tutti e tre questi sport e sono contentissima della scelta che ho fatto. Diving è stato da inizio agosto a novembre (tutti gli sport iniziano prima della scuola. In Michigan c’è la regola che la scuola non può incominciare prima di Labor Day in settembre). Competitive cheer da novembre a febbraio, mentre calcio da marzo a fine maggio. La scuola terminerà il 26 maggio per noi senior (ultimo anno di superiori) e la cerimonia di graduation sarà il 2 giugno. Lo sport permette di conoscere molte persone e stringere amicizie che, nella fretta dei cambi di aula a scuola, non potresti fare. L’inizio dell’anno scolastico è stato abbastanza difficile: non riuscivo a fare amicizia proprio a causa di questo sistema così veloce».

Grazie agli allenamenti, Sabrina ha costruito così quel giro di conoscenti con cui ha potuto partecipare ai diversi party come quello di inizio anno scolastico o di carnevale, ha vissuto l’emozione di una gara di tuffi piazzandosi 15esima su 31 concorrenti ( “una prova che mette paura”), si è piazzata nona nel torneo di cheeleading, è stata premiata come studente modello alla “Business class”: « La scuola americana non è di grande livello e mi mancano le lezioni dei miei professori dell’Isis Stein a Gavirate. A parte questo, non ho sofferto di nostalgia, tranne nei momenti in cui stavo male e avrei preferito che ci fosse accanto mia madre. Ah, una cosa che mi manca davvero è l’indipendenza di noi ragazzi italiani. Qui, se non hai la macchina, sei isolato, da noi con i mezzi pubblici vai ovunque…»

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

Sono una redattrice anziana, protagonista della grande crescita di questa testata. La nostra forza sono i lettori a cui chiediamo un patto di alleanza per continuare a crescere insieme.

Pubblicato il 11 Aprile 2017
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