Dalla psicanalisi alle coccole: il divano-smart dialoga con la casa per farti rilassare
Art Nova, azienda di Besnate leader del settore dal 1976, lancia la Digital Textile Experience e porta l’arredamento nel mondo 4.0. «Un anno di lavoro, e la collaborazione con ThingK: la nostra rivoluzione è pronta». E l’artigianalità che “parla con gli oggetti” si prepara a cambiarci la vita
Diceva Woody Allen che «la psicoanalisi è un mito tenuto in vita dall’industria dei divani». Corto o lungo, arcobaleno o a tinta unica, idrorepellente o antipolvere oggi il divano non è semplicemente un mobile d’arredamento. Il divano ci coccola, ci rilassa e ci accompagna. E con Art Nova, impresa leader nel settore fondata nel 1976, inizia a interagire con noi.
Al Salone del Mobile, dove abbiamo incontrato Filippo Piotti (il designer che, con i fratelli Riccardo e Alessandro, ha dato un’accelerazione creativa all’azienda), la tecnologia Digital Textile Experience spopola. Con la partnership della startup innovativa “ThingK” – company milanese fatta di giovani professori universitari del Politecnico di Milano e ingegneri – il divano diventa intelligente.
Ma anche con una rete che, ci tiene a sottolineare l’imprenditore di Besnate, «parte da quello che sappiamo fare, dal Made in Italy che è filiera, dalla percezione di una bellezza che per noi è normale e che nel resto del mondo conquista sempre. Il prototipo di divano presentato al Salone del Mobile di Milano, realizzato in un anno di intenso lavoro, non sarebbe stato possibile senza imprenditori varesotti e brianzoli che ci hanno fornito materiali che non troviamo in nessun’altra parte. Metalli, tessuti e componenti innovativi fatti con passione, e la nostra abilità tutta italiana nell’assemblarli, hanno fatto la differenza. Ecco perché è importante partire sempre dalle nostre imprese».
Il divano di Art Nova non parla ancora (non è detto che nel prossimo futuro inizi a farlo) ma interagisce, rende tutto più dinamico e comodo. Il funzionamento, all’apparenza, è semplice: «Siamo riusciti a inserire nei tessuti – ci spiega Filippo – alcuni particolari filamenti che permettono al divano di percepire il contatto della mano. Qualsiasi parte del corpo si avvicini al tessuto, attraverso il feedback touch, è in grado di governare gli oggetti tutt’intorno: luci, suoni e quello che si può inventare di volta in volta».
Siamo nel pieno dell’Industria 4.0, e al Salone del Mobile la realtà supera di netto la percezione di un’idea o di un progetto. Qui si inventa, si costruisce e si fa. L’incontro fra tradizione e innovazione è sotto gli occhi di tutti e a portata di mano: «La Digital Textile Experience è il tipico caso di come la scuola della sartoria italiana e la bellezza dei nostri prodotti ricevano una spinta in più con tanta tecnologia dentro. L’obiettivo è quello di fare diventare semplici le cose che fino a poco tempo fa erano complicate ed essere pronti a governare tutta la casa con i mille oggetti che la circondano. Oggetti che ora dialogano fra loro».
Come fa il divano Digital Textile Experience: «Un tessuto ricamato – sottolinea Filippo – esalta le zone di interazione: appoggiando la mano sopra il bracciolo mobile si accende un piccolo led: in quel momento si comanda l’intensità della luminosità e del volume della musica. Accendo, spengo, sfumo, aumento o abbasso interagendo con quello che usiamo tutti i giorni: i device di uno Smarphone, le lampadine in vendita in ogni centro commerciale, il Bluetooth. Questo divano è un oggetto smart nascosto dietro la bellezza di un prodotto sartoriale». E fra circa otto mesi verrà lanciato sul mercato consumer e contract: «Pensate alla possibilità di cambiare l’atmosfera del locale con un divano che riconosce la mano del cliente, sceglie per lui la musica più adatta, ordina il cuscino o il materasso ideali in un preciso momento. Bello, no?».
Bello, funzionale ma soprattutto in linea con quanto pensa Filippo del Salone del Mobile: «Qui siamo venuti per stupire. Probabilmente alcuni vengono per copiarci, per capire le nuove tendenze e anche per imparare. Noi non abbiamo paura di far vedere quello che sappiamo fare, perché appartiene alla cultura italiana riuscire a fare sempre qualcosa di meglio rispetto al resto del mondo. In sette giorni (tanto è durato il Salone, ndr) abbiamo mostrato i nostri progetti e i nostri prodotti a buyer, designer e architetti di tutti i continenti».
Grazie alla tecnologia e alla collaborazione aperta: «Siamo all’avanguardia, a livello tecnologico gli italiani non hanno nulla da invidiare agli altri ma non facciamo gruppo, ci chiudiamo nelle nostre imprese e non comunichiamo quello che produciamo – incalza il giovane imprenditore di Besnate. Il nostro valore è quello di mostrare le nostre competenze a tutti, compreso il valore che si trova anche in una piccola provincia italiana». Mettersi insieme, insomma, è un obbligo assoluto ed è per questo che Art Nova si è presentata al Salone con altre tre imprese: «L’arredo non si acquista più a singolo pezzo perché tutto si progetta pensando all’abitazione in toto. Ecco perché è importante mettersi insieme con le imprese lombarde del settore per proporre qualcosa che abbia lo stesso stile e lo stesso mood». E, se possibile, tecnologie diverse che dialoghino fra loro. Seduti comodamente sul divano.
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