E le aree degli ospedali attuali? “Decida il territorio, ma voglio progetti ambiziosi”
Maroni, in visita a Gallarate, indica la strada prevista per l'ospedale unico. E sugli spazi oggi in uso dice: "Privato o pubblico, l'importante è avere un progetto"
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I terreni – roba concreta, patrimonio – sono stati un tema centrale nel dibattito sull’ospedale unico.Se n’è parlato genericamente per lustri e poi in modo più specifico negli ultimissimi anni, poi la Regione ha scelto: l’ospedale unico – quando si farà, che il “se” non sembra più contemplato – si farà in territorio di Busto Arsizio, su terreni pubblici. Ma la discussione sui terreni non si esaurisce qui: cosa si farà delle due grandi aree degli ospedali esistenti?
Il tema si è posto già e per ora la risposta precisa rimane lontana sull’orizzonte. «Ho detto al sindaco e alla giunta di valutare un progetto ambizioso per capire cosa fare su quest’area» ha risposto il presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni, in visita a Gallarate (vedi qui). Nel tempo la Regione ha ipotizzato di mantenere alcune funzioni in centro città, magari sulla gestione degli anziani e della fase post-ricovero (È un’ipotesi). Ma le aree sono ampie e – si dice spesso così – strategiche: in pieno centro quella di Gallarate, appena all’esterno quella di Busto.
Maroni ora rinvia quantomeno la prima fase all’iniziativa delle amministrazioni comunali: «Prima deve essere l’amministrazione a consultare i cittadini: serve mantenere un presidio ospedaliero o serve farci un’altra cosa?» ha continuato il presidente di Regione. Che ha ribadito che sulle aree attuali vale lo stesso principio evocato per l’ospedale unico: «L’ultimo dei problemi sono le risorse. Preferisco prima avere progetto ambizioso, alle risorse penseremo»
Il sindaco di Gallarate Andrea Cassani immagina già di avviare la fase di consultazioni: «Nelle prossime settimane penseremo a come coinvolgere i cittadini in questo concorso di idee». Sapendo anche che le aree dei due ospedali – istituzioni con radici ottocentesche – comprendono anche edifici vincolati dalla Sovraintendenza e che quindi mai si potrà fare “tabula rasa” di due comparti, ma bisognerà – almeno per alcune strutture – immaginare nuove funzioni compatibili con le architetture.
Le aree rimarranno totalmente pubbliche o si apre la strada per una vendita al privato? Su questo Maroni apre alla partecipazione del privato, purchè condizionato ad un progetto generale. «Pubblico o privato, il modello è quello che abbiamo sperimentato in diverse occasioni in Regione Lombardia. Come abbiamo fatto a Varese con l’accordo di programma per la caserma, piazza Repubblica e il teatro, che comprende anche il contributo di privati. L’obbiettivo non è né mantenere tutto pubblico né per forza cedere ai privati: siamo aperti a qualunque idea».
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Spedali Gallaratensi dicatum Santo Antonio Abate
Detto anche
Sant’Antonio del Purcell e il “porcellum” lo ricordiamo bene perchè pur di non applicarlo non si vota più,
Sant’Antonio il Grande, da quanti pensavano già allora a un grande Ospedale unico e irraggiungibile (come per anni Malpensa),
Sant’Antonio d’Egitto, per molti la tipica imprecazione legata all’irrealizzabilità utopistica di un progetto,
Sant’Antonio del Fuoco con cui si vorrebbe resettare tutto quello che si è detto e non detto sul tema,
(segue)
Sant’Antonio del Deserto che la comunità gallaratese e bustocca otterranno da un punto di vista sanitario sul territorio,
… insomma tanti appellativi per definire un eremita egiziano.
Egiziano? Ma allora ecco il furore leghista abbattersi sul complesso.
Si fa un Ospedale unico, bello efficiente e … no, non intitolato al Santo o al al Sig. Rossi troppo rappresentante della comune gens italica,
… piuttosto a un Primo Brambilla, Secondo Carulli, …