La veglia dei lavoratori diocesana in un azienda di passeggini
Sarà alla Peg Perego Mercoledì 26 aprile, la Veglia diocesana per il lavoro “Un lavoro per la vita” presieduta dall’Arcivescovo di Milano Angelo Scola
Mercoledì 26 aprile, a partire dalle 20.45, presso lo stabilimento della Peg Perego ad Arcore (via De Gasperi 50), l’Arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, presiederà la Veglia diocesana per il lavoro “Un lavoro per la vita”.
La Veglia aperta dai canti e da un video con le parole del Papa, sarà suddivisa in tre momenti. Nella prima parte «Provocazioni», un attore darà voce a Michele, il trentenne friulano che rifiutando un futuro da precario ha detto addio alla vita, e di Roberta, una ragazza che lavora in un call-center. Nel secondo momento “Immaginazione”, si cercherà ispirazione dalle letture di brani tratti dall’enciclica di papa Francesco Laudato si’, del Libro di Geremia e del Vangelo secondo Matteo. Nella terza e ultima parte un video cercherà di suggerire «Cosa possiamo fare». Infine prenderà la parola il Cardinale per il suo intervento.
La passata edizione della Veglia, cadendo nell’Anno della Misericordia, era stata celebrata nella Basilica di Sant’Ambrogio, eletta chiesa giubilare. Quest’anno, invece, secondo l’uso, questo momento torna in un luogo di lavoro. «Abbiamo chiesto di ospitare questo incontro alla Peg Perego, una grande azienda che produce passeggini e tutta l’accessoristica per l’infanzia, perché ci è sembrato un luogo simbolico dove riflettere sul nesso tra lavoro e vita: pregheremo affinché il lavoro dia a tutti una vita dignitosa e permetta alle famiglie di essere generose generatrici di futuro», spiega don Walter Magnoni, responsabile del servizio diocesano per la Pastorale del Lavoro.
«“Un lavoro per la vita”, tema di quest’anno, dice sia il legame tra lavoro e qualità della vita, sia il desiderio che, col lavoro, le persone tornino a scommettere sulla vita e ritornino a mettere al mondo dei bimbi – continua don Magnoni -. Le nascite dell’ultimo anno, infatti, sono state molto inferiori ai decessi, e questo narra di una paura diffusa. Il lavoro può essere una fonte di sicurezza per tornare a credere al futuro».
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