Le Acli: “seria preoccupazione sulla chiusura alla comunità musulmana”

L'associazione cattolica: "Negare ogni possibile soluzione, oltre a negare diritti inviolabili delle persone, pone seri problemi anche sul tema della sicurezza"

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Riceviamo e pubblichiamo il comunicato delle Acli di Gallarate sulla questione della preghiera della comunità musulmana, dopo la netta chiusura del sindaco Andrea Cassani ad ogni possibile soluzione: il primo cittadino ha risposto a una interrogazione dell’intera opposizione, giovedì sera, con un’unica parola Alla domanda su soluzioni valutate ha risposto solo «nessuna»

(nella foto: la festa della rottura del digiuno del Ramadan 2016, nell’area comunale poi negata dall’amministrazione)

 

La netta chiusura del sindaco di Gallarate Andrea Cassani a dare uno spazio ai numerosi cittadini Gallaratesi di religione musulmana per la preghiera giornaliera in occasione del mese del  Ramadan oltre a offendere dei cittadini, mette in discussione la ricerca di una pacifica convivenza nella nostra città, che finora, anche con il contributo di associazioni come le Acli locali e della chiesa locale, è sempre riuscita a trovare punti di confronto e di dialogo per praticare una convivenza, anche se precaria e spesso ancora insoddisfacente.

Il Testo Unico sull’Immigrazione (D.L. 25 luglio 1998, n. 286) all’Articolo 42 afferma testualmente che lo Stato, le Regioni, le Province ed i Comuni, nell’ambito delle proprie competenze, anche in collaborazione con le Associazioni di stranieri e con le organizzazioni stabilmente operanti in loro favore, nonché in collaborazione con le autorità o con enti pubblici e privati dei Paesi di origine, favoriscono: […] la conoscenza e la valorizzazione delle espressioni culturali, ricreative, sociali, economiche e religiose degli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia. […]. Inoltre, mettiamo pure in conto gli Articoli 3 e 19 della nostra Costituzione. Tutto questo per dire che il dialogo continuo tra le comunità islamiche e gli enti locali, e perché no anche con le nostre parrocchie e le associazioni di volontariato, in un virtuoso intreccio di interazioni sociali e cooperazione,  dovrebbe essere la normalità. Ma il dialogo diventa difficile con quei sindaci che non vogliono ascoltare. Tuttavia vi sono difficoltà comprensibili: l’Islam è diventata la seconda religione d’Europa, ed è un cambiamento gigantesco. Ci sono problemi veri, come quando l’80% dei bambini in una scuola è straniero, e ci sono problemi  finti. Se ti cambia il quartiere intorno è normale avere pregiudizi, coi quali ci si illude di vivere meglio classificando le persone, perché abbiamo bisogno subito di risposte. Ma il musulmano diventa tuo compagno di classe, o collega di lavoro, e allora ci viene richiesto di rivedere il pregiudizio, di scegliere se litigarci o condividere la comune condizione umana.

L’atteggiamento di questa amministrazione è perciò fonte, per noi delle ACLI di Gallarate, di dissenso e seria preoccupazione per lo sviluppo della nostra città. I migranti anche musulmani sono divenuti parte integrante e strutturale del nostro territorio, e perciò parte attiva della sua evoluzione. Non dare nessuna possibilità di confronto sulla necessità di avere un luogo di culto ci appare miope e pericoloso e, lo ribadiamo, oltre a negare diritti inviolabili delle persone, pone seri problemi anche sul tema della sicurezza. Gli attentati avvenuti in varie parti d’Europa son lì a testimoniare che sono singoli individui isolati, con pochi legami sociali, ad essere pericolosi: l’integrazione è sinonimo di sicurezza, la demonizzazione reciproca no. In questa prospettiva una moschea, un centro culturale, possono essere mezzi di integrazione e convivenza pacifica e fruttuosa.

Il contatto quotidiano coi cittadini gallaratesi ci permette di toccare con mano le preoccupazioni, l’esasperazione, le paure, i rancori da parte delle persone e di tante famiglie, tante lavoratrici e lavoratori e pensionati alle prese con difficoltà economiche, di salute, di relazioni. Persone che vedono come compromessi anche i presupposti di una pacifica convivenza nel quartiere dove abitano e che non riconoscono più. Ci sono due mondi di bisogni veri, profondi, che non possono trovare soluzione nella contrapposizione, nell’estremizzazione, nella fomentazione di una lotta tra poveri. Ancora una volta si ripropone la necessità di costruire convivenza. Siamo coscienti che la cosa è difficile, richiede pazienza, creatività, ripartire dopo anche parziali fallimenti. Non si tratta di essere buonisti, ma di essere semplicemente umani, cittadini con doveri e diritti da onorare tutti, per il bene di tutti. Per questo bene chi amministra una città deve mettere in campo una precisa volontà politica, cosa che purtroppo non riscontriamo nell’attuale Amministrazione.
Ribadiamo tuttavia la disponibilità al confronto ed alla ricerca di strategie, di coinvolgimento delle differenti componenti civili, sociali ed economiche della città per promuovere e sperimentare delle azioni di convivenza pacifica e rispettosa delle persone e delle regole, per costruire il bene comune della nostra città.

Carlo Naggi – ACLI Gallarate

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Aprile 2017
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