Le icone del computer le ha inventate Olivetti
L'imprenditore di Ivrea alla fine degli Anni 50 aveva intuito in anticipo la fine del ciclo della meccanica e l'inizio dell'era informatica. Daniele Pozzi (Liuc): «In Italia mancava un ecosistema dell'innovazione»

Quando si parla di impresa e innovazione in Italia, prima o poi il nome di Adriano Olivetti salta fuori. Nella storia di questo imprenditore illuminato ci sono molte intuizioni, tra cui anche l’invenzione del primo calcolatore elettronico, l’Elea 9000, grazie al contributo del geniale ingegnere italo cinese Mario Tchou e al suo gruppo di ricercatori. «Le icone che molti anni dopo saranno usate da Steve Jobs e Bill Gates – spiega Daniele Pozzi (foto sopra), docente di storia economica all’Università Liuc di Castellanza – le avevano già utilizzate alla fine degli anni ’50 alla Olivetti che aveva progettato, sviluppato e realizzato interamente in Italia il calcolatore tecnologicamente più avanzato sul mercato».
Il caso Olivetti è stato al centro di un seminario organizzato dall’ateneo di Castellanza sul tema dell’innovazione tecnologica, durante il quale il professor Pozzi e la professoressa Raffaella Manzini hanno ripercorso le varie tappe della storia industriale italiana e le rivoluzioni che hanno preceduto l’attuale industria 4.0.
Di fronte all’impatto complessivo di una rivoluzione industriale, le icone potrebbero apparire un dettaglio insignificante, ma in realtà sono la spia rivelatrice della grande intuizione avuta da Olivetti, in netto anticipo sull’avvento dell’era informatica. Purtroppo l’imprenditore Ivrea non poteva contare su un contesto adeguato, a differenza dei big americani, come Ibm e Apple, che domineranno parecchi anni dopo la scena grazie alla presenza di condizioni favorevoli, dalla disponibilità di capitali di rischio a una cultura dell’innovazione (e soprattutto del fallimento) diffusa e accettata.
I ricercatori visionari del team di Olivetti non ebbero dalla loro parte nemmeno la narrazione epica del “garage“, da dove sono partiti i più famosi coloni della nuova frontiera informatica made in Usa. La storia del nostro imprenditore, rispetto all’informatica, non va però letta come un fallimento personale, quanto di sistema. «La triplice elica costituita da imprese, istituzioni e università – conclude Pozzi – nel suo caso non ha funzionato, nonostante proprio Adriano Olivetti avesse intuito correttamente che il ciclo della meccanica era finito, era però troppo in anticipo rispetto al resto del Paese. Questa storia insegna che se non c’è un’ecosistema favorevole le buone invenzioni rimangono tali senza generare innovazione».
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