Omicidio di Matteo Mendola, fermato un uomo che ha confessato
Un uomo in fuga in Centro Italia rintracciato dai carabinieri. Si tratta di Antonio Lembo, bustocco di 29 anni. La vittima raggiunta da due colpi di pistola e poi finita col calcio della pistola

Due colpi di pistola, e numerose contusioni alla testa col calcio dell’arma: è morto così Matteo Mendola, l’uomo di Busto Arsizio trovato cadavere nelle campagne del Novarese una settimana fa. L’arma del delitto, la pistola, ancora non si trova.
Invece ha un nome la persona fermata dai carabinieri mentre era in fuga in Centro Italia: si chiama Antonio Lembo, classe 1988 di Busto Arsizio e nato a Lodi, ritenuto complice della vittima.
L’indagine
Da quanto ricostruito dai carabinieri di Novara e dal sostituto procuratore Giovanni Caspani, infatti, Lembo e Mendola erano insieme la sera del 4 aprile in un capannone abbandonato tra i boschi di Pombia, in quello che per loro sarebbe stato un vero e proprio covo dal quale partivano per commettere furti nella zona.
Quando è stato ritrovato Matteo Mendola (la mattina del 5 aprile) era vestito di nero, indossava dei guanti, non aveva con sé un telefono ma aveva una ricetrasmittente. Tutti questi elementi, insieme ai precedenti per furto a lui attribuiti, hanno subito indirizzato le indagini. Gli investigatori, grazie anche alla collaborazione dei colleghi dell’Arma di Busto Arsizio, sono risaliti al suo telefono e alle ultime chiamate effettuate, stringendo il cerchio attorno ad Antonio Lembo, pregiudicato della zona con precedenti per droga.
Lembo è stato trovato in centro Italia nella tarda serata di lunedì mentre cercava di scappare usando mezzi pubblici.
Il movente
Il movente dell’omicidio, infatti, sarebbe un mancato accordo sulla spartizione dei bottini di precedenti furti. Questo è ciò che Lembo avrebbe raccontato agli inquirenti ai quali, dopo un interrogatorio piuttosto stringente, ha raccontato di essere l’autore dell’omicidio e di averlo fatto in un momento di collera nei confronti del complice.
La notizia è stata data questa mattina (mercoledì) nel corso di una conferenza stampa alla Procura della Repubblica di Novara alla presenza del procuratore capo Marilinda Mineccia, del sostituto procuratore titolare delle indagini Giovanni Caspani, del comandante provinciale dei Carabinieri colonnello Domenico Mascoli e del capo del Nucleo Investigativo maggiore Sandro Colongo.
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