“Un compromesso per il Ramadan sarebbe lungimirante”
La lista civica Gallarate 9.9 chiede al sindaco Cassani di valutare una soluzione. "Evitiamo esasperazioni illogiche"
Il comunicato inviato dalla lista civica La Nostra Gallarate 9.9
La questione islamica a Gallarate oggi non è riconducibile esclusivamente al problema “moschea si/moschea no”, facendone così un terreno ulteriore di scontro politico. Quello che bisogna chiarire è se si desideri gestire il problema in modo pragmatico o si preferisca utilizzarlo in versione polemica da entrambi gli schieramenti politici.
Il nostro gruppo ha un approccio tecnico sull’argomento, che vuole limitarsi alla gestione dell’esistente. Il sindaco ha qualche ragione quando afferma che, se non tutti gli islamici sono terroristi, moltissimi attacchi terroristici sono di matrice islamica. Questo spaventa e fa paura. Giustamente, ci sentiamo di dire. L’immagine che l’Islam ha dato di sé in questi anni è stata troppo spesso di oscurantismo e violenza. La radicalizzazione religiosa di paesi fino a poco tempo fa considerati moderati è certamente preoccupante e non c’è dubbio che la gestione del fenomeno migratorio in Italia lasci parecchio a desiderare, con il risultato di generare contrapposizioni anche violente tra i cittadini. Il terrorismo va combattuto in modo fermo, anche con azioni che in altri tempi potrebbero essere considerate opprimenti: i controlli ed il monitoraggio dei cittadini islamici sono oggi necessari per la prevenzione, non dimentichiamo che a Gallarate ha vissuto a lungo Samir Essid Ben Khemais, tunisino, terrorista dormiente e braccio destro dello sceicco Abu Ayad.
Ma alle amministrazioni cittadine spetta la gestione dei fenomeni e, nel caso specifico attuale di Gallarate, la comunità islamica ha spesso mostrato volontà di integrazione e desiderio di pacifica convivenza. Ci aspettiamo altri segnali, come incentivare le donne della comunità ad imparare da subito la nostra lingua. Per questo è fondamentale evitare una chiusura che possa fomentare tensioni. Arrivare ad un compromesso su un luogo di preghiera per il Ramadam sarebbe sintomo di lungimiranza politica da parte di questa amministrazione. È naturale che non debbano esserci costi a carico dei cittadini, ma il sindaco può certamente adoperarsi per una soluzione che sia rispettosa dei diritti di tutti. Un luogo che consenta alla comunità islamica di osservare il precetto religioso e che sia oggettivamente controllabile dalle forze dell’ordine, un luogo dove sarebbe apprezzabile che i referenti della comunità islamica organizzassero un incontro “aperto”: perché quello che si conosce fa meno paura.
La nostra idea di città è armonica, fatta di persone che convivono nel rispetto delle differenze reciproche, lavorando sulle convergenze e non sulle divisioni, evitando esasperazioni illogiche. Per questo ci siamo schierati contro la chiusura del CPIA, perché ogni processo di integrazione passa attraverso la diffusione di una cultura di base, e per questo oggi auspichiamo una soluzione positiva nell’individuazione di un luogo per lo svolgimento del Ramadam.
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