Bagarre in consiglio sulla mozione frontalieri
Il testo ritirato per una riformulazione in Commissione, ma le opposizioni protestano: “Non ci fanno parlare”. Flash mob dei grillini sullo streaming
Il testo della mozione che vuole riaprire il valico di Cremenaga e denunciare le “discriminazioni subite” dai frontalieri dovrà essere riformulato in Commissione e tornare per una approvazione, si spera, unanime.
È stato deciso in Consiglio comunale ieri sera dopo la proposta, letta a notte inoltrata dal consigliere Giuseppe Taldone – “La Grande Luino”, all’opposizione – nel corso dell’ultimo punto all’ordine del giorno, il quarto, dopo l’ampia discussione su Alptransit. Un testo che il sindaco Andrea Pellicini ha chiesto venisse riformulato per avere un più ampio consenso, e per due motivi.
Il primo sta nel fatto che il gruppo Lega Nord (in maggioranza) aveva reso noto a mezzo stampa di non voler votare il testo così formulato, ricalcando una posizione simile a quella sostenuta in Consiglio regionale su mozione presentata dal consigliere Luca Marsico (del partito di Taldone).
Il secondo motivo di frizione era stato esplicitato sempre sui giornali qualche giorno fa dallo stesso sindaco: giusto battersi per il valico, ma tenere separata la questione della discriminazione, che è altro argomento.
«Inoltre – ha aggiunto Pellicini – propongo di invitare Francesca Brianza (Lega Nord, e assessore regionale ndr) dell’ufficio di Presidenza della Regio Insubrica» in modo da affrontare il tema in maniera più approfondita.
Così il “rumore massmediatico” prodotto dagli articoli di giornale di questi giorni ha partorito un nulla di fatto in Consiglio: alla fine lo stesso proponente ha ritirato la mozione, la cui discussione verrà calendarizzata nei lavori in Commissione, e la seduta è stata conclusa verso la mezzanotte.
Un secondo dopo, la bagarre: tutti e tre i consiglieri de “L’altra Luino” – Nogara, Petrotta e il capogruppo Compagnoni – oltre ad Agostinelli del Min hanno vivacemente protestato perché avrebbero voluto intessere un dibattito dai contenuti squisitamente politici nel consiglio comunale, nel frattempo sciolto dal presidente Cataldo: «Lo prevede il regolamento».
Voci grosse e pugni sul tavolo, con anche il sindaco inaspettatamente sopra le righe (nella foto, lui e il suoi vice, Alessandro Casali).
Poi tutto si è concluso con qualche battuta nell’atrio del municipio, col compito di ricucire lo strappo affidato a Pier Marcello Castelli, in veste di “negoziatore” con le minoranze.
Ma non è stato, quello della mozione, l’unico momento in cui sono state fatte valere alla lettera le regole del Consiglio.
In apertura di seduta, infatti, era presente una nutrita delegazione degli attivisti del Movimento Cinque Stelle che indossava magliette bianche con scritte arancioni: unite le une alle altre esprimevano un interrogativo a cuore del movimento di Beppe Grillo: “Streaming?”. Un quesito per denunciare la sparizione delle riprese delle sedute in diretta dall’agenda politica cittadina.
Il presidente del Consiglio ha intimato ai presenti di toglier le magliette con le quali prima dell’inizio dell’assemblea cittadina era stato inscenato una specie di flash mob.
«Il regolamento è chiaro: le magliette esposte non sono permesse, ci sono altri modi per manifestare le proprie opinioni», ha detto Davide Cataldo.
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