I nuovi mercati sono le città
Paolo Magri (Ispi) e Claudio Marenzi (Herno spa) intervistati da Gianfranco Fabi sono intervenuti all'assemblea di Univa

«I megatrend influenzano il nostro modo di guardare le cose». il giornalista Gianfranco Fabi raccoglie subito uno stimolo dalla relazione di Riccardo Comerio, presidente di Univa, relativo all’evoluzione demografica dei prossimi trent’anni e l’aumento esponenziale della popolazione anziana, per girarlo a Paolo Magri, vicepresidente esecutivo e direttore dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale. «All’inizio del secolo scorso – spiega Magri – c’erano meno di due miliardi di persone nel 2015 sono diventate 7 miliardi, di cui pochi bianchi e quei pochi saranno nel gabinetto di Trump». Per dare un termine di paragone, lo studioso fa l’esempio della Nigeria che tra pochi anni avrà una popolazione quanto l’intera Europa, ovvero 500 milioni di persone. «Questo cambiamento – continua Magri – si accompagna allo spostamento del grande baricentro economico verso sud-est che oggi produce il 50% dei beni, il doppio rispetto a 15 anni fa. Questi Paesi vogliono contare di più , persino il Qatar, grande come la Basilicata conterà di più».
IL MONDO È UN CONDOMINIO RISSOSO
«Tanti galli nel pollaio, non si erano mai visti fino ad ora». La metafora di Magri riguarda paesi emergenti come Cina, Russia, tutti forti allo stesso modo. Una concentrazione mai vista, dove prevalgono i regimi autoritari. «Il condominio del mondo ha i due condomini più importanti, Usa e Europa, che vivono nell’incertezza – spiega lo studioso -. Trump continua a dire che i pilastri del palazzo non sono più validi, l’Europa per i prossimi due o tre anni si guarderà l’ombelico per far transitare l’Inghilterra verso la Brexit. Diciamo che sposarsi è sempre più facile che divorziare».
I NUOVI MERCATI SONO LE CITTA’
Claudio Marenzi, presidente e amministratore delegato di Herno spa, non parla di nuovi mercati ma di«città che vanno bene». Ragionare per macroaree non funziona perché, secondo l’imprenditore, Pechino è diversa da Shanghai e il mercato coreano non esiste, mentre quello di Seul sì. Parlare di mercato asiatico, dunque, avrebbe poco senso. Con la Cina poi le cose si complicano perché «sono senza regole e non c’è reciprocità». Una parte di questa situazione dipende anche dai paesi del Nord Europa che non avendo una produzione propria si fanno andar bene questa disparità di trattamento. «L’Europa – sottolinea Marenzi – cresce, come l’America, e Germania, Spagna e la stessa Inghilterra sono per noi un nuovo mercato».
CONTINUARE AD INNOVARE
«Il consumatore ha tutto- continua il presidente di Herno – quindi l’innovazione di prodotto e di processo serve sempre. Bisogna innovare indipendentemente dall’iperammortamento, industria 4.0 serve per cambiare completamente l’approccio dell’azienda sui mercati. Per esempio, la nostra filiera del tessile abbigliamento non ha eguali al mondo per qualità, quantità e profondità ma è profondamente scollegata. Dobbiamo imparare ad aver meno bisogno della politica e di quello che la politica ci può dare in termini di vantaggi economici».
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