Le minoranze chiedono le dimissioni del consiglio comunale
Se il sindaco Rivolta non facesse un passo indietro, il consiglio potrebbe comunque far decadere l'amministrazione. È la richiesta di centrosinistra e Lista Libera
A tre giorni dall’arresto del sindaco e in mancanza di reazioni dalla maggioranza, a Lonate Pozzolo l’opposizione – centrosinistra e Lista Libera – procede con una doppia mossa: la richiesta di un consiglio comunale straordinario per discutere dell’inchiesta che ha portato in carcere il sindaco. E la presentazione di una mozione per spingere il consiglio comunale a dimettersi.
Le due richieste sono state sottoscritte dai tre consiglieri comunali dei Democratici Uniti (centrosinistra) e dai due della Lista Libera (lista di centrodestra che fa capo a Giancarlo Simontacchi). Che chiedono prima di tutto un consiglio comunale «per discutere la situazione che si è venuta a creare», «vista l’estrema gravità delle accuse e le ripercussioni che i fatti contestati hanno sul Comune di Lonate Pozzolo». E vista anche la coltre di silenzio che sulla vicenda è calata in questi tre giorni, in cui le comunicazioni delle forze di maggioranza e delle figure istituzionali (vicesindaco facente funzioni) sono state ridotte al lumicino.
i consiglieri delle minoranze, Democratici Uniti e Lista LiberaAl di là dell’analisi della situazione, comunque, i consiglieri di minoranza hanno l’idea chiara: l’amministrazione Rivolta deve concludersi qui, visto il quadro emerso dalle indagini. Ed è per questo che procedono anche con una mozione per le dimissioni del consiglio comunale. «Le dimissioni contestuali della maggioranza dei consiglieri in carica provocherebbero lo scioglimento del consiglio comunale» spiegano i DU. «Lo stesso risultato si avrebbe con le dimissioni del Sindaco, doverose e necessarie, ma non ancora pervenute» (e che il sindaco, in carcere a Busto, pare non intenda presentare a breve).
Ovviamente la mozione avrebbe bisogno, oltre che dei voti delle minoranze, anche di quelli di una parte della maggioranza. Al di là del risultato formale, un passo indietro votato dal consiglio avrebbe probabilmente anche un peso diverso dal punto di vista simbolico: non l’atto di un singolo (il sindaco indagato) ma una presa di distanza dell’assemblea che rappresenta l’intera comunità. Lo dice anche il testo della mozione proposta da DU e Lista Libera, parlando di «un forte segnale di effettiva e concreta distanza rispetto a quanto accaduto, manifestando così un reale rispetto dei principi di legalità e trasparenza».
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