Ore di ansia per La Quiete: si decide il suo futuro
Venerdì 12 maggio ci sarà un nuovo accesso da parte dell'ufficiale giudiziario. Nella clinica non ci sono più pazienti e le attività sono ferme. Consegnate al giudice le 800 firme raccolte
Sono ore di ansia per i 60 dipendenti della casa di cura varesina La Quiete. Domattina, venerdì 12 maggio, è previsto un nuovo accesso da parte del curatore fallimentare. Potrebbe essere l’ultimo: quella visita decreterà la fine delle attività o l’avvio di un nuovo inizio.
Questa mattina, una rappresentanza di lavoratori, si è riunito in presidio davanti al tribunale. Con il gazebo della Cgil e l’esponente della Lega Nord Marco Pinti, sono state raccolte ancora altre firme oltre le 800 finora arrivate, che, poi, sono state portate al giudice che sta trattando la causa di fallimento: « Purtroppo non c’era – spiega Cinzia Bianchi, rappresentante della FP Cgil – così non abbiamo ottenuto la risposta che da tempo invochiamo. Sappiamo che sono state depositate due offerte per subentrare all’attuale gestione della casa di cura. Come sono state valutate? Sono sostenibili? È possibile sperare in una ripresa delle attività?». Recentemente, il curatore fallimentare si sarebbe espresso sulla congruità delle alternative avanzate ma nessuna dichiarazione ufficiale è giunta ai lavoratori.
Dopo il tribunale, le firme sono state portate al sindaco di Varese Davide Galimberti e al direttore dell’Ats Insubria Paola Lattuada.
Ieri sono stati trasferiti gli ultimi pazienti lungodegenti che non si era potuto dimettere dopo il pugnoramento attuato il 28 aprile scorso : « In queste due settimane i lavoratori hanno continuato ad andare alla Quiete – assicura Bianchi – hanno presidiato il loro posto di lavoro. Da parte della società Sant’Alessandro ancora nessuna notizia anche se alcuni stipendi arretrati sono stati pagati. Attualmente rimangono da saldare due mensilità».
Domani sarà un giorno delicato per la Quiete e per la sua storica funzione in città.
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