Angeresi increduli in processione davanti al chiosco bruciato
In molti sono passati davanti ai resti della struttura che è stata completamente distrutta dalle fiamme divampate nel cuore della notte. In paese si teme una ritorsione

Dopo aver appreso la notizia dell’incendio che ha devastato il bar La Noce di Angera in moltissimi questa mattina sono passati davanti al rudere carbonizzato sul lungolago per vedere cosa è rimasto di uno dei luoghi più frequentati nell’estate angerese che è appena iniziata.
Del “La Noce” non è rimasto quasi nulla e ancora alle 9 di oggi (mercoledì) il fumo fuoriusciva da alcune parti della struttura. In città già circolano le ipotesi più varie ma quella più accreditata è proprio l’origine dolosa delle fiamme che – un’ora dopo la chiusura – sono divampate improvvisamente.
La storia di Pasquale D’Ambrosio è conosciuta da tutti in paese e il timore che si tratti di una ritorsione nei confronti di un uomo coinvolto in un importante traffico di droga è qualcosa di più di una sensazione. La società che gestisce il noto bar, infatti, è riconducibile ad un familiare dell’uomo attualmente ristretto agli arresti domiciliari.
D’Ambrosio, infatti, era stato arrestato nel 2015 subito dopo essere atterrato con il suo aereo ultraleggero privato su una pista in provincia di Vercelli, dagli agenti della Squadra Mobile di Torino che stavano indagando su un traffico di marijuana tra l’Italia e l’Albania.
La vicenda fece molto scalpore in paese dove D’Ambrosio era ed è molto conosciuto per la sua attività di ristorazione e per la sua passione per il volo e per la nautica.
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