La riscoperta di Antonia Pozzi, una fotografa che rischiava di restare nell’ombra
L'autrice riscoperta e raccontata da Elisabetta Severina e Chiara Ciccocioppo durante uno degli incontri organizzati dalla settima edizione del Festival Scrittrici Insieme

Ogni tanto capita di fare delle scoperte (anzi, delle “riscoperte”) anche nella letteratura e nella fotografia quasi si trattasse di una scoperta archeologica: vengono alla luce testi, immagini e testimonianze che ci raccontano e permettono di conoscere un artista. Questo è il caso di Antonia Pozzi, riscoperta e raccontata da Elisabetta Severina e Chiara Ciccocioppo durante uno degli incontri organizzati dalla settima edizione del Festival Scrittrici Insieme, il festival di letteratura al femminile ospitato nelle sale del museo Maga di Gallarate.
Antonia Pozzi non ha avuto l’occasione di pubblicare quasi nulla durante la sua vita (sfortunatamente stroncata prematuramente dal suicidio causato da una concatenazione di eventi), ma è stata comunque un’artista molto prolifica, da un’emotività straordinaria che l’ha portata ad avere il bisogno e la necessità di raccontare la sua visione del mondo attraverso la scrittura e la fotografia. Questi due canali espressivi sono molto legati e correlati tra di loro in merito all’espressività di Antonia Pozzi, tanto da compensarsi vicendevolmente: quando l’artista si dedicava completamente alla scrittura, il suo lavoro fotografico subiva un leggero arresto e viceversa.

La particolarità di questa autrice è che tutti i suoi lavori scritti a noi pervenuti (quasi 300 poesie), sono giunti mediati da altre persone, in particolare dal padre (con il quale ha avuto dei dissensi a causa dell’indirizzo politico). Tra le poesie giunte a noi, si ricordano “Amore di lontananza” e “Filosofia”, in cui l’autrice si interroga sul concetto di filosofia e su cosa sia la vita. Le poesie non sono solo uno sfogo per l’autrice, ma rivelano delle elaborate abilità tecniche ed espressive, a volte dai tratti pascoliani.
La fotografia di Antonia Pozzi invece si concentra sulla documentazione degli ambienti poveri con i quali viene a conoscenza grazie a Dino Formaggio (persona con la quale si lega particolarmente). Entrambi questi due canali artistici sono stati iniziati da Antonia Pozzi quasi per gioco, per svago; ma una volta resasi conto della potenza espressiva di cui era capace, sono diventati l’espressione della sua anima.
Questo articolo rientra nel progetto del Social Team di [OC] Officina Contemporanea, la rete per la cultura a Gallarate
Emmanuele Occhipinti
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
Giovanni Petrotta su "Sono scivolata e caduta a causa dei buchi sulla ciclabile Luino - Grantola"
Felice su La triste carica dei 107: oltre cento cani in gabbia in una villa a Buguggiate
MARINAMDG su Tarip, le prime fatture fanno discutere. Coinger: "Una rivoluzione culturale"
AF--67 su Tarip, le prime fatture fanno discutere. Coinger: "Una rivoluzione culturale"
Ora-SiempreResistenza su Scambio acceso tra studente e presidente Anpi a margine di un incontro scolastico a Luino
lenny54 su Scambio acceso tra studente e presidente Anpi a margine di un incontro scolastico a Luino
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.