La mia Industria 4.0 è una questione di cultura: investo e punto sui clienti che investono
Davide Segat racconta l’azienda fondata da papà Gianni a Gerenzano nel 1988 e cresciuta insieme a tutta la famiglia. «La crisi? Per superarla bisogna investire e rispondere alle richieste dei clienti». Ecco l’industria 4.0 a misura di officina meccanica. «Il segreto è la volontà»
Industria 4.0: ne parlano tutti, la conoscono (a fondo) in pochi. Perché I4.0 non è solo robotica, cloud computing, analytics, automazione e Big Data. Industria 4.0 è anche – e forse soprattutto – cultura del cambiamento e adeguamento di mentalità e organizzazione aziendale alle richieste del mercato e dei clienti. La vede così Davide Segat, 42 anni, titolare assieme a papà Gianni (61 anni), al fratello Mirko (31 anni) e a mamma Silvana della Segat Gianni Srl di via Risorgimento a Gerenzano, un’officina meccanica specializzata nelle lavorazioni meccaniche conto terzi per asportazione di truciolo.
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Fondata da Gianni Segat nel 1988 in forma di ditta individuale, oggi l’azienda conta undici dipendenti (età media: 30 anni), oltre ai quattro titolari, e ha progressivamente diversificato clientela e offerta. «Abbiamo esplorato settori di nicchia, puntando su offerte di qualità a un prezzo competitivo, fornendo al cliente finale il prodotto “finito”. Competitività che riusciamo a garantire grazie alle dimensioni aziendali non eccessive e all’organizzazione dei processi, assolutamente integrati» spiega Davide Segat.
Traduzione: i dipendenti conoscono tutte le fasi del processo, hanno accesso a tutti i dati relativi ad esso e sono intercambiabili. Ovvero, anche in assenza di un operatore, gli altri possiedono le competenze per svolgerne le relative mansioni.
Azienda 4.0, nel concreto, per l’officina meccanica di Gerenzano significa questo. E vuol dire anche investire in macchinari e competenze nuove, qualità (nel 2008 la Segat Gianni srl ha conseguito la certificazione Iso 9001) per rispondere al momento giusto e nel modo giusto alle necessità dei clienti: «Vuoi restare sul mercato? Devi investire, non conosco altri modi – prosegue Davide – è così che siamo cresciuti in media del 6% ogni anno, è in base a questa logica che lo scorso anno abbiamo investito 300mila euro con acquisizione di due nuove macchine utensili e che quest’anno realizzeremo una nuova sala metrologica con un investimento complessivo che si attesterà attorno ai 100mila. Ed è sempre nell’alveo di questi principi che riteniamo fondamentali formazione e passaggio di competenze verso e tra i nostri ragazzi».
Principi e scelte che negli anni si sono dimostrati vincenti, tanto che «oggi riusciamo a contenere gli scarti di produzione nell’ordine dello 0.8% ogni 100 di fatturato evitando perdite di tempo per noi e per il cliente finale». Risposte nuove a domande nuove.
L’azienda 4.0, nella quotidianità è quella che – come la Segat Gianni srl – investe su sé stessa ma anche sul cliente giusto: «Negli anni abbiamo abbracciato nuovi settori e ne abbiamo abbandonati altri per inconciliabilità dei tempi di pagamento troppo lunghi e per il tasso di remunerazione orario a parer nostro troppo basso. «La nostra filosofia ci porta a realizzare prototipi e piccole serie, fatti bene, in molti casi tecnologicamente anche importanti e sempre ben curati, a prescindere dal cliente o dal valore economico-tecnico. Inoltre, facciamo in modo di scegliere clienti proiettati al futuro, in continuo sviluppo e dinamici».
Il motivo? Chi guarda al futuro, in genere, un futuro se lo crea. E il terzista sa di poter contare su una continuità solo a fronte del dinamismo dei propri clienti: l’impresa statica, poco propensa all’innovazione, rischia infatti di dover passare la mano. «L’interazione, lo scambio e il confronto con imprese all’avanguardia consente anche a noi di crescere, innescando un circuito virtuoso e assicurandoci continuità e fidelizzazione».
L’officina meccanica che porta il nome del papà di Davide non ha mai attinto agli incentivi del Piano Nazionale Industria 4.0 («troppo macchinosi, lenti e cuciti spesso su realtà che non si sposano con la piccola azienda»), ma l’I4.0 se l’è cucita addosso. Prima ancora che intervenisse il Governo. Con competenze, investimenti, tecnologia («la tecnologia è quella che risponde ai fabbisogni produttivi di un’impresa e le consente di crescere») e customizzazione.
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