Lia, cade il “muro” del quiz per le imprese italiane
Grazie all’introduzione di una nuova figura – il responsabile tecnico per le attività aziendali svolte in Svizzera – è possibile superare l’ostacolo dei titoli di studio non riconosciuti in Canton Ticino

I requisiti – competenza, solidità aziendale, consolidamento dell’impresa sul mercato e reputazione – c’erano tutti. Ma la mancanza del titolo di studio svizzero e le verifiche tecniche sembravano ostacoli insuperabili. Per questo motivo Serafino Iommazzo, 61 anni, titolare dell’omonima azienda di Arcisate specializzata in costruzioni in ferro, cancellate, grate di sicurezza, scale e serramenti, sul finire dello scorso anno s’era visto respingere la richiesta di registrazione all’Albo Lia. Ovvero l’Albo istituito in Canton Ticino nel febbraio 2016 al quale tutte le imprese del settore casa sono obbligate a iscriversi per poter operare oltrefrontiera. Un problema per un’azienda nata nel 1974, che oggi conta sette dipendenti (compresi un part-time, il titolare e il figlio Alfredo) e che, dal giorno della fondazione, ha costruito un rapporto di sempre maggior fiducia con la clientela ticinese. Un problema comune a numerose imprese varesine per il quale, grazie al supporto dell’ufficio internazionalizzazione di Confartigianato Varese, dal 7 giugno scorso c’è una soluzione.
Si tratta dell’introduzione, nel Registro Imprese della Camera di Commercio, di una nuova figura, il responsabile tecnico per le attività aziendali svolte in Svizzera. «Una svolta maturata dal gennaio 2017, in seguito a una riunione tecnica alla quale hanno preso parte tutti i componenti rappresentati nella Regio Insubrica – spiega Matteo Campari, dell’ufficio Internazionalizzazione AreaBusiness – Con la Camera di Commercio di Varese abbiamo infatti delineato la possibilità di introdurre la figura del Responsabile Tecnico per la Svizzera e, dopo il via libera di Unioncamere, il signor Serafino ha affidato al figlio Alfredo questo ruolo».
Alfredo Iommazzo, 34 anni, è un tecnico dell’industria meccanica. È la persona giusta, il braccio destro di papà, conosce il Ticino e ci lavora da sempre. «Abbiamo quindi presentato una nuova domanda alla Lia, modificando i requisiti in base a questa leva normativa» prosegue Campari, che per mesi, ha affiancato l’azienda in un percorso non semplice e non scevro di complicazioni, anche dal punto di vista lavorativo. «Avevamo contratti in atto ai quali non potevamo sottrarci, se non pagando sanzioni molto elevate – ammette Alfredo Iommazzo – Siamo andati avanti, appoggiandoci a posatori ticinesi, molto più costosi rispetto a noi, ma mantenendo i medesimi prezzi indicati nel preventivo».
Una scelta etica e professionale che, però, non è costata poco all’azienda, peraltro apripista a livello nazionale di una novità che, in futuro, potrà agevolare parecchie altre imprese varesine e italiane. «Con la direttrice della Lia, Cristina Bordoli Poggi, c’è stato un dialogo costruttivo e franco che ci ha portato a risolvere tutte le criticità, a cominciare dalla valutazione della tipologia di diploma presentato in base agli equivalenti titoli di studio svizzeri – aggiunge Campari – Abbiamo operato ottemperando a tutte le regole ticinesi, senza sconti, cercando di puntare sul dialogo e sulla propositività».
E la svolta è arrivata il 7 giugno, con una email che, all’inizio, ha stupito persino i titolari: «Non ci credevo, pensavo fosse un errore, ma è andata bene. È finita. O meglio, si ricomincia da un lavoro a Ligornetto». Basterà pagare i 600 franchi per l’iscrizione all’Albo e i 400 franchi del rinnovo annuale.
Certo l’iter, che oggi è consolidato e quindi consentirà d’essere replicato, è stato lungo: «Serafino Iommazzo ha iniziato l’attività professionale in Svizzera, come apprendista, prima di fondare un’impresa autonoma in Italia nel 1974. Con il Ticino ha però sempre mantenuto un collegamento solido– ricostruisce la vicenda Matteo Campari – Poi, con l’introduzione della Lia e i problemi legati al titolo di studio, è stato chiamato per il “test”, ovvero per la valutazione professionale che consiste in una prova scritta». Prova scritta corretta, a onor del vero, con una certa severità.
Ma la voglia di non smantellare la forza di un’attività che dà lavoro a sei famiglie, ha spinto tutti a non fermarsi davanti all’ostacolo: «E, alla fine, la soluzione è arrivata».
Rispettando la legge e individuando una strada non battuta che, da questo momento, è cementata e asfaltata. Ad oggi sono 24 le domande approvate presentate da imprese varesine con il supporto di Confartigianato. Quindici sono in attesa di risposta (duemila in tutto su scala Cantonale). Chi, oggi, desidera iscriversi all’Albo sappia che i tempi non saranno brevi proprio per questa ragione. E senza iscrizione, non c’è possibilità di operare in Canton Ticino.
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