Pedalare con Salvatore Borsellino per portare l’agenda rossa a Palermo
Il fratello del giudice ucciso da Cosa Nostra 25 anni fa intervistato dal giovane varesino d’adozione che sta compiendo l’impresa attraverso lo Stivale
«Il ciclismo è uno sport duro e abbiamo scelto la bicicletta, perché è fatica, impegno, non conosce pioggia ne vento, ma solo il fatto che si debba arrivare. Arriveremo a Palermo con fatica perché anche la memoria è fatica. Lo facciamo per Paolo».
Chi parla è Salvatore Borsellino, fratello di quel Paolo, l’eroico giudice ucciso dalla mafia nella strage di via D’Amelio, 25 anni fa, e che sta portando per l’Italia un messaggio di legalità, cioè l’agenda rossa del fratello, che verrà simbolicamente (non è mai stata trovata) a Palermo.

Lo ha intervistato, un po’ in bici, un po’ all’arrivo della tappa a Parma, Matteo Picchetti De Lillo, il giovane sportivo varesino d’adozione che insella alla sua bici e con altre due persone sta partecipando a questa impresa (e che sta raccontando a Varesenews il suo viaggio). All’arrivo della tappa parmense, ad attendere questa piccola carovana della legalità, era presente il grande campione di ciclismo Vittorio Adorni.
Il movimento delle Agende Rosse (da wikipedia)
Il nome del movimento fa riferimento all’agenda di Paolo Borsellino, sparita dopo la strage di via D’Amelio. In quell’agenda Borsellino scriveva appunti personali, supposizioni e dichiarazioni di collaboratori di giustizia come Gaspare Mutolo. L’agenda sparì dalla borsa di cuoio del magistrato che era sul sedile posteriore dell’auto su cui viaggiava il Giudice Borsellino.
Esistono prove fotografiche e video di un carabiniere, Giovanni Arcangioli, con in mano la borsa. Nei confronti del carabiniere fu istruito un processo per favoreggiamento nei confronti di Cosa Nostra e per la sottrazione dell’agenda, ma non si è arrivati alla fase dibattimentale.
Il capitano ha fornito versioni diverse in diversi interrogatori: in un primo momento disse di aver dato quella borsa all’ex Magistrato Giuseppe Ayala, poi di aver dato la borsa a un ufficiale di servizio e infine di averla riportata all’interno della vettura ancora in fiamme, dove fu poi ritrovata la borsa.
I collaboratori e i familiari di Paolo Borsellino confermano che il Magistrato non si separava mai dall’agenda, soprattutto dopo la morte di Giovanni Falcone. La moglie del Magistrato ha confermato che il 19 luglio 1992 nella borsa era stata messa anche l’agenda rossa.
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