Balilla, campanili e preti scissionisti
In una divertente lettera aperta al sindaco di Cuvio, i ricordi di un abitante in paese negli anni del distacco da Cuveglio. Una rilettura resa attuale dai fatti di questi giorni
Lettera aperta al sindaco di Cuvio,
leggo con un senso di interesse distaccato, le vicende di Cuvio sul dibattito in corso sulla eventuale fusione con Cuveglio e Duno. In tante pagine che ho letto, non ho trovato una analisi seria, storica sul perché negli anni 50’ questo comune si divise dagli altri.
Chi scrive ha abitato a Cuvio per otto anni dal 1951 al 1958 e sono stato per cinque anni il compagno di banco di quella Marilena Pancera che oggi dal suo cassetto di ricordi tira fuori alcune foto che ricordano i momenti della divisione. In quei tempi la mia famiglia gestiva la drogheria più importante del paese in piazza IV Novembre al n. 4. In quegli anni, abitando in piazza della chiesa sono pure stato il chierichetto più assiduo alle messe domenicali e non solo.
Quando passava qualche prete per andare a dire messa, mia mamma mi ordinava: “Mino vai a servire messa” E il Mino ubbidiva, e in cambio qualche prete che era stato all’estero mi regalava qualche francobollo.
La retorica politica dirà che la divisione è avvenuta per una maggiore autonomia, una voglia di libertà e di una riscoperta di una nuova identità di comunità.
Tutte palle, scusatemi il termine.
Non conosco le motivazione reali di questa divisione. Quello che so per certo è che la divisione scaturì tra un contrasto personale tra don Ermanno Somaini, parroco di Cuvio e il parroco di Canonica. Non so il perché di questi rancori personali, anche tra i preti qualche volta non corre sempre buon sangue.
Queste affermazioni le so dal racconto di mio padre che a qui tempi era il solo a possedere una automobile in quel di Cuvio, la gloriosa Balilla e che accompagnò la delegazione di scissionisti dal prefetto di Varese, composta da don Ermanno e da due amministratori locali.
A fronte della preoccupazioni del prefetto che chiedeva delucidazione su come poi gli altri comuni avrebbero potuto sopravvivere economicamente, la risposta di don Ermanno Somaini fu perentoria: “Ca sa rangen” che tradotto in italiano è “che si arrangino”, parole che fecero sobbalzare dalla sua poltrona quel serio funzionario dello Stato, che di fronte a quelle motivazioni poco cristiane del prete, gli rispose “Ma cosa dice signor Parroco, ma dove è finita la sua carità cristiana”.
E qui c’è ovviamente la seconda motivazione poco nobile degli scissionisti. Secondo loro, la maggioranza delle tasse veniva riscossa a Cuvio e quindi con questa divisioni avrebbero avuto a disposizione più soldi per amministrare la loro più piccola comunità.
Questi sono i fatti di cui io sono a conoscenza, poi se c’è qualcun che vuole approfondire chissà se negli archivi della prefettura di Varese non possa giacere il verbale di quell’incontro. A riprova di questo episodio è proprio la foto recuperata dalla Marilena che ritrae il gruppo degli scissionisti con don Ermanno in primo piano.
Ora lo Stato offre a questa comunità l’opportunità di sanare le divisioni poco nobili degli scissionisti facendo una fusione che superi quella separazione e rafforzare il senso più forte di una comunità nella diversità.
Ma a quanto pare la consultazione effettuata sembra che i rancori del passato non siano stanti ancora superati. Fatto che spiace nei confronti di quell’Europa che sta dimenticando la sua storia costruita sui valori della caduta del muro di Berlino e non ascolta le parole di papa Francesco che auspica l’avvento di una comunità aperta, ma vede invece riemerge il muro che vuole dividere ancora Cuvio da Canonica per beghe personali di un tempo.
E questo è un vero peccato. Quando a Cuvio dal campanile suonano le campane a festa diffondono la gioia, la felicità, la fraternità di una comunità che vuole incontrare gli altri, non dividersi.
Emilio Vanoni
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