Fusione di comuni: a Cuvio vince il No

Su 597 votanti, pari al 48,37% della popolazione, il no alla fusione ha preso 404 voti,

Fusione, le votazioni incorso a Cuvio

I cittadini di Cuvio hanno detto “no” alla fusione del loro paese con Cuveglio e Duno.

Su 597 votanti, pari al 48,37% della popolazione, il no alla fusione ha preso 404 voti, cioè il 68% dei voti validi, mentre il SI alla fusione ne ha ottenuti solo 190, cioè il 32% dei voti validi (le schede nulle sono state 3).

La consultazione di oggi, partita qualche settimana fa, non ha un vero e proprio valore istituzionale, ma riveste un significato politico importante.

Se, infatti, le amministrazioni degli altri due comuni interessati alla fusione seguiranno l’iter previsto dalla nuova legge regionale entrata in vigore solo qualche giorno fa, Cuvio ha voluto giocare d’anticipo e chiedere alle famiglie residenti cosa ne pensassero.

A dire il vero il coinvolgimento dei cittadini è uno dei passaggi previsti dalla nuova normativa regionale e Cuvio ha in un certo senso anticipato il senso di queste regole, investendo di fatto i residenti in questa fase preventiva alla fusione.

Così facendo il sindaco Luciano Maggi ha voluto dare un senso politico preciso a queste votazioni: prime dell’esito delle votazioni ha infatti affermato: «Se i cittadini diranno no, noi ci fermeremo, e usciremo dal procedimento di fusione», aveva dichiarato pubblicamente, «altrimenti andremo avanti».

Sul piatto del dibattito – fusione sì, fusione no – erano state poste diverse questioni: i sostenitori del si al nuovo comune puntavano sulla “questione economica”, che porterà nelle casse del nuovo ente più di tre milioni in 10 anni, oltre alla possibilità di derogare al patto di stabilità.

Il fronte del “no” invece metteva in discussione questo dato, sostenendo che le promesse dello Stato di trasferire questi fondi solo troppo aleatorie e la normativa è ancora in divenire (nonostante l’entrata in vigore, come detto, della nuova legge regionale: le fusioni sono infatti materia esclusiva delle regioni). Oltre a una più generale questione identitaria, che vedrebbe le tradizioni locali e le radici culturali dei luoghi affievolirsi con l’ingresso nel nuovo centro di valle.

Alla fine sono state queste ultime ragioni a prevalere, e anche con un buon margine.
Che succederà ora? Il sindaco Luciano Maggi parla di un risultato netto, che verrà discusso nell’assemblea cittadina convocata per il prossimo 24 luglio. «Sara’ il Consiglio comunale l’organo che dovrà prendere atto di questa decisione, ed e’ lì che ne discuteremo».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 15 Luglio 2017
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  1. carlo_colombo
    Scritto da carlo_colombo

    I Comuni sotto i 5.000 abitanti dovrebbero scomparire per legge senza scomodare gli abitanti che, come in questo caso, votano contro per ridicoli campanilismi. Basterebbe bloccare ogni fondo statale o regionale ai Comuni che rifiutano gli accorpamenti. In Svizzera dove hanno meno problemi finanziari rispetto a noi gli accorpamenti di Comuni sono sempre più numerosi.

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