Il Pd contro il regolamento per le associazioni: “Un cappio burocratico”
Secondo gli esponenti democratici l'amministrazione avrebbe complicato di molto l'accesso alle sedi e alle sale comunali per le 200 associazioni gallaratesi
La segreteria PD di Gallarate ha diffuso una nota nella quale critica in modo netto il nuovo regolamento per la concessione degli spazi comunali alle associazioni cittadine. L’amministrazione di Gallarate ha pubblicato sul sito del comune un documento che disciplina la concessione amministrativa d’uso di immobili comunali ad associazioni del territorio.
A Gallarate esiste un numero di associazioni notevole. Il sito del comune ne elenca 200, così distribuite: 12 costituite da ex componenti di corpi armati dello stato; 77 di ambito culturale; 55 di ambito sociale, 56 di ambito sportivo.
A questo variegatissimo mondo associativo, l’amministrazione offre 14 diverse sedi, con 36 sale; il costo mensile dell’utilizzo deriva dal costo per metro quadrato, che varia da 4.65 a 6.25 euro e dalla superficie.
Per essere più concreti il costo mensile va da un minimo di 78 euro per una sala di 15 mq in via Marco Polo (936 annui!) ad un massimo di 714 euro per una sala di 140 mq in via Tenca (8568 annui!).
Tuttavia l’amministrazione ritiene giusto premiare la volontà collaborativa delle associazioni, valendosi di una valutazione a punti, il cui massimo valore è 100, così attribuito.
A seconda che l’associazione abbia già avuto, o meno, in passato esperienze di concessione senza contestazioni:
Sì:10;
No:0.A seconda che l’associazione sia disponibile, o meno, a condividere lo spazio con un’altra associazione:
Sì:10;
No:0.A seconda che l’associazione sia disponibile, o meno, a condividere lo spazio con due altre associazioni:
Sì:20;
No:0.Disponibilità a collaborare con l’amministrazione per progetti su richiesta della stessa (sic);
(in realtà, come spiegato dal disciplinare, è l’associazione che descrive, unitamente alla richiesta di partecipazione, il tipo di servizio che ritiene di poter offrire alla collettività):
Sì: Da 1 a 35, in base a valutazione su rilevanza per la città;
No:0.Valutazione della storia dell’associazione
Favorevole: Da 1 a 35;
Negativa:0.Ricapitolando, 30 punti ce li hanno praticamente tutti; a seconda del parere dell’amministrazione (espresso da una commissione di cui non viene specificata la composizione ed il modus operandi) il punteggio può passare da 32 a 100.
Cosa cambia? Cambia tantissimo, perché con un punteggio da 40 a 59, si ha una decurtazione del 40%; con un punteggio da 60 a 74, dell’80%; superiore a 75, del 100%. Quindi, le tre associazioni di Gallarate (perché ricordiamo che bisogna essere disponibili a condividere la sede), fortunate assegnatarie della sala da 140 mq di via Tenca, in conseguenza di una diversa valutazione, possono pagare un canone annuale che può variare da 8.500, a 6.300, 4.900, o 0 euro.
Niente male davvero. Si fa male a pensare che, se la storia passata tra associazione ed amministrazione è stata improntata ad un feeling positivo, possa essere l’amministrazione stessa a suggerire una offerta operativa tale da ottenere una buona valutazione?Infine, la concessione può essere insindacabilmente revocata per superiori interessi dell’amministrazione; come al solito non è dato sapere chi, con quale meccanismo ed in virtù di quali criteri possa prendere una tale decisione.
Si aggiungano alcuni dettagli: alla faccia della ‘sburocratizzazione’ sbandierata da alcune componenti della maggioranza, le associazioni che si candideranno a poter essere ospitate negli spazi comunali saranno obbligate a produrre un carico di documenti assolutamente sproporzionato per delle realtà di volontariato, mettendo in difficoltà quelle più piccole.
Infine, notiamo che il termine ultimo di presentazione è il 30.7, e che il periodo di concessione inizia giorno 01.09; la commissione, tenuto conto delle ferie estive, dovrà impegnarsi se vorrà valutare con serietà 200 storie associative così complesse e variegate.
Per concludere: è stato stretto al collo di ciascuna associazione e, finora, senza troppo clamore, un nodo scorsoio saldamente retto da mani che conosciamo fin troppo bene.
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