L’agenda rossa arriva in Sicilia
L’omaggio ai ciclisti di Lamezia Terme e a chi ha saputo dire “no” alla ’ndrangheta. Il caso Attilio Manca e l’attivismo di Salvatore Borsellino
Che gusto ha la vita di un mafioso? Forse non lo sapremo mai.
Invece quella di chi ha detto no a Cosa nostra la si legge nell’entusiasmo di come viene accolta la ciclo staffetta Milano-Palermo che a ore arriverà in via D’Amelio per riportare metaforicamente quell’agenda sparita dove Paolo Borsellino teneva i suoi preziosi appunti.
Lo raccontano le parole di Salvatore Borsellino.
Lo si vede nel volto di un testimone di giustizia, o lo si percepisce nella parole di chi ha perso il fratello in circostanze che poco hanno a che fare con un suicidio, dove i dubbi sull’ombra della mafia sono sempre più fondati. È il caso Attilio Manca, toccato dal viaggio dell’Agenda Rossa nelle ultime tappe fra Calabria e Sicilia.
Chi era Attilio Manca
Da Wikipedia:
“Attilio Manca (San Donà di Piave, 20 febbraio 1969 – Viterbo, 11 febbraio 2004) è stato un medico e urologo italiano, presunta vittima di mafia. Fu ritrovato cadavere nella sua abitazione di Viterbo. L’autopsia certificò la presenza nel sangue di eroina, alcol etilico e barbiturici. Il caso fu inizialmente ritenuto un’overdose, poi archiviato come suicidio. I genitori si opposero all’archiviazione sostenendo che il figlio fosse stato ucciso per coprire un intervento subito da Bernardo Provenzano a Marsiglia”.
Sul caso Attilio Manca, in un pezzo di Michele Mancino, Varesenerws intervistò il giornalista Lorenzo Baldo che scrisse il libro: “Suicidate Attilio Manca”
“L’apparenza dice suicidio, l’evidenza dice invece che dietro la morte di Attilio Manca c’è una verità inconfessabile che il giornalista Lorenzo Baldo sintetizza in modo efficace nel titolo del suo libro: “Suicidate Attilio Manca” (Imprimatur). A ordinare quel “suicidio”, secondo l’autore e i legali della famiglia, sarebbe stata Cosa Nostra perché il giovane urologo potrebbe aver assistito all’intervento alla prostata al quale nel 2003 era stato sottoposto Bernardo Provenzano in una clinica di Marsiglia, o quantomeno potrebbe averlo visitato prima o dopo l’intervento”.
La ciclo staffetta, prima ancora di arrivare sull’Isola si è anche occupata di un altro fatto di cronaca che purtroppo continua ad avere riflessi col presente: la sicurezza stradale.
A Lamezia Terme, il 5 dicembre 2010 otto ciclisti vennero uccisi da un’auto.
Oggi un monumento ricorda questa tragedia e ricorda a tutti quanto sia preziosa la propria vita, e quella degli altri.
Varesenews ha toccato tutte le tappe di questo giro d’Italia in bici per via della presenza di uno dei partecipanti che ha un cuore in parte varesino: Matteo Picchetti De Lillo, che ha raccontato con parole e immagini questa avventura.
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